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Balle russe sull’Ucraina

La quantità di fake news riciclate senza controllo dai sostenitori dai ‘putiniani da tastiera’ sui social per giustificare la guerra è preoccupante ma, a guardar bene, non è una novità.
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Balle russe sull’Ucraina

La quantità di fake news riciclate senza controllo dai sostenitori dai ‘putiniani da tastiera’ sui social per giustificare la guerra è preoccupante ma, a guardar bene, non è una novità.
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Balle russe sull’Ucraina

La quantità di fake news riciclate senza controllo dai sostenitori dai ‘putiniani da tastiera’ sui social per giustificare la guerra è preoccupante ma, a guardar bene, non è una novità.
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La quantità di fake news riciclate senza controllo dai sostenitori dai ‘putiniani da tastiera’ sui social per giustificare la guerra è preoccupante ma, a guardar bene, non è una novità.
Nel Donbass soldati ucraini commettono atti di cannibalismo, denuncia alla Camera il 24 giugno 2014 la portavoce dei Cinque Stelle Marta Grande (poi presidente della Commissione Esteri della Camera dal 2018 al 2020). Prova, «la foto di un soldato ucraino mentre tiene tra le mani sogghignando in modo ineffabile il braccio semicarbonizzato di una donna». In capo a poche ore, saltò fuori che era il fotogramma di un film di cinque anni prima. È un caso estremo, ma nella piena logica di una quantità di fake che vengono riciclate senza controllo dai putiniani da tastiera sui social per giustificare la guerra. Ad esempio: «Gli ucraini responsabili in Donbass di un genocidio che ha fatto 13mila (14mila) vittime». In realtà, quella cifra appurata anche dall’Onu riguarda tutte le vittime del conflitto. Basta consultare «Guerra del Donbass» sulla Wikipedia in italiano per avere il dettaglio di 5.700 morti tra i miliziani separatisti, 4.150 tra i militari ucraini, 3.400 tra i civili. Certo, se non c’è il genocidio ci sono sicuramente violazioni dei diritti umani. Amnesty International, spesso citata come fonte, nel 2014 spiegò: «Non c’è dubbio che in Ucraina orientale entrambe le parti stiano compiendo uccisioni sommarie e atrocità». Aggiunse però: «Ma è come se alcuni episodi non fossero stati resi noti e altri volutamente riferiti in modo erroneo. È chiaro, inoltre, che alcune delle denunce più sensazionali, riferite soprattutto dai media russi, sono state ampiamente esagerate». «Vi sono state centinaia di esecuzioni extragiudiziali e di altre uccisioni illegali, nonché torture, rapimenti, sparizioni forzate e arresti arbitrari a opera dei separatisti come delle forze governative». «Tutte le parti coinvolte nel conflitto hanno mostrato disprezzo per le vite civili e violato in modo flagrante i loro obblighi internazionali». Ma «le nostre prove indicano che la Russia sta alimentando il conflitto». La strage di Odessa del 2 maggio 2014 è un altro episodio su cui si insiste molto. Secondo il Comitato consultivo internazionale del Consiglio d’Europa e l’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani, però, il tutto partì da un attacco a una marcia di sostenitori del Maidan (la piazza che diede nome al movimento che cacciò il presidente filo-russo Yanukovich). Dopo la morte di due appartenenti al Maidan e di quattro filo-russi, a sera i primi contrattaccarono contro la tendopoli degli avversari, difesa con colpi di arma da fuoco e bottiglie molotov dal tetto e dalle finestre del palazzo del sindacato. Si rispose con altri spari e molotov, fin quando una di queste non incendiò l’edificio, provocando la morte fra le fiamme di 42 filo-russi. Il rapporto del Consiglio d’Europa concluse che non si poteva accertare a chi appartenesse la bomba incendiaria fatale. Due anni dopo, però, Putin disse che «i nazionalisti ucraini hanno spinto persone indifese nel palazzo del sindacato e le hanno bruciate vive». È questa la storia che continua a essere rivenduta.   di Maurizio Stefanini

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