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Bambini ucraini deportati per essere “educati”

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Il rapporto Cesarc-Meduza sul trattamento dei circa 20mila minori ucraini con le regole previste dal Cremlino, è da brividi

Bambini ucraini deportati per essere “educati”

Il rapporto Cesarc-Meduza sul trattamento dei circa 20mila minori ucraini con le regole previste dal Cremlino, è da brividi

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Bambini ucraini deportati per essere “educati”

Il rapporto Cesarc-Meduza sul trattamento dei circa 20mila minori ucraini con le regole previste dal Cremlino, è da brividi

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Manuali d’istruzione per il lavaggio del cervello. Assistenza psicologica e propaganda per favorire l’assimilazione. Adozioni coatte presso famiglie russe. Perfino un Ministero dedicato interamente agli orfani della guerra. Sono alcune delle misure previste dal Cremlino per il ‘trattamento’ dei minori ucraini. A due anni e mezzo dall’invasione dell’Ucraina, il rapporto del Centro studi e analisi sulla Russia contemporanea dell’Università Roma Tre (Cesarc) – basato sull’inchiesta condotta da “Meduza” (giornale della dissidenza anti-Mosca con sede a Riga, in Lettonia) – fa luce sul fenomeno tragico dei bambini deportati oltreconfine.

Sarebbero circa 20mila i minori che, secondo il governo ucraino, sono stati prelevati dalle forze russe dal febbraio 2022. Nelle relazioni riassuntive del Ministero russo dell’Istruzione «sull’identificazione e la collocazione degli orfani e dei bambini rimasti senza le cure parentali» per i tre quadrimestri del 2023, “Meduza” ha trovato le prove di un programma di adozione di massa dei giovanissimi ucraini (del tutto illegale per il diritto internazionale): nel solo primo quadrimestre dell’anno scorso sono stati per esempio ‘identificati’ 220 orfani e bambini rimasti senza cure dei parenti nelle autoproclamate repubbliche del Donbas, più altri 14 nella parte occupata della regione di Zaporizhzhia. Di tutti questi, 26 risultano essere stati dati in adozione a cittadini della Federazione Russa.

Il rapporto del Cesarc rivela inoltre che agli insegnanti di Mosca viene affidato il compito di «riorientare e promuovere l’identità russa verso la nuova generazione di ragazzi nati nelle repubbliche di Donetsk e Lugansk e nelle regioni di Zaporizhzhia e Kherson». Il metodo codificato – denominato “Accompagnare gli adolescenti provenienti da zone di guerra” – entra in gioco quando i minori ucraini manifestano «sfiducia negli adulti», «tendenza al capriccio», «autolesionismo», «manifestazione della propria superiorità personale» o, peggio, quando si rivoltano contro l’autorità con «azioni distruttive». Per il governo russo in tutti questi casi i minori presentano carenze nella conoscenza e nelle abilità sociali e richiedono l’intervento dei pedagoghi per riportarli sulla retta via.

Il Centro per la fornitura di servizi psicologici nel sistema educativo (Fkc), con sede presso l’Università di Psicologia e Pedagogia di Mosca, forma gli insegnanti e li rifornisce di manuali ad hoc. In sostanza, spiega la fonte di “Meduza” presso il Ministero, gli operatori «vengono paracadutati presso i bambini i cui parenti sono stati uccisi di recente e li consigliano uno per uno, come su un nastro trasportatore», dicendo loro: «Il nostro Paese vi sta aiutando molto bene». Dall’inizio della guerra i dipendenti del Fkc hanno effettuato almeno 36 viaggi di questo tipo con l’obiettivo di avviare il lavaggio del cervello dei minori ucraini e la progressiva assimilazione alla cultura russa.

Alla luce di questi fatti non può dunque stupire che la Corte penale internazionale abbia da tempo emesso mandati di arresto nei confronti di Vladimir Putin e del suo commissario per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova: l’accusa è di deportazione illegale di bambini ucraini dai territori controllati, con l’intenzione di rimuoverli definitivamente dal proprio Paese e trasformarli in sudditi di Mosca.

di Vittorio Ferla

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