Fight Olygarchy: l’America infuocata dallo zio Bernie Sanders
Bernie Sanders ha messo su un vero e proprio tour degli Stati Uniti intitolato “Fight Oligarchy“, facendo il verso a Trump

Fight Olygarchy: l’America infuocata dallo zio Bernie Sanders
Bernie Sanders ha messo su un vero e proprio tour degli Stati Uniti intitolato “Fight Oligarchy“, facendo il verso a Trump
Fight Olygarchy: l’America infuocata dallo zio Bernie Sanders
Bernie Sanders ha messo su un vero e proprio tour degli Stati Uniti intitolato “Fight Oligarchy“, facendo il verso a Trump
Scrivemmo alcune settimane fa di Bernie Sanders (piccolo orgoglio, prima che se ne accorgessero altri), il pasionario senatore indipendente del Vermont, anima radical degli Stati Uniti d’America se ce n’è una…
Titolammo quel pensiero: “L’uomo con il megafono“, sottolineando la scelta apparentemente folle di questo anziano e infaticabile politico di cominciare un tour degli Usa in pieno trumpismo trionfante, partendo da palestre di sconosciuti paesini. Salendo su palchetti improvvisati senza impianti di amplificazione e armato di… megafono, appunto.
Un’immagine vintage, fuori contesto nell’era digitale dominata dalla politica social. Avevamo fatto in tempo a sottolineare come i 200-400 delle prime uscite si fossero già tramutati in alcune migliaia di persone ma da allora l’ottantaquattrenne Sanders ha deciso di alzare la posta, dando l’idea di divertirsi come un matto. Ha messo su un vero e proprio tour degli Stati Uniti intitolato “Fight Oligarchy“, facendo il verso a Trump, e chiamando al suo fianco la congresswoman democratica di New York Alexandra Ocasio-Cortez, di 48 anni più giovane e da tempo considerata in qualche modo la sua erede liberal radicale.
L’anima, però, è lui, la gente va per lui e 9 giorni fa erano in 36.000 a Los Angeles ad attendere il vecchio Bernie. In condizioni – per così dire – “normali” Sanders negli Stati Uniti è quanto di più vicino si possa immaginare a un socialista. Fumo negli occhi non solo di repubblicani e conservatori (non parliamo dei trumpiani), ma degli stessi democratici terrorizzati dall’effetto che potrebbe fare alla middle class.
Il punto, ormai, non è più questo: Bernie Sanders non gira l’America per costruirsi un’impossibile candidatura alla Casa Bianca, se non altro per sopraggiunti i limiti di età. Lo fa perché ha capito che c’è uno spazio democratico e civile su cui lavorare e non c’è solo negli Stati democratici. Se i 36.000 di LA in qualche misura sono naturali – anche se devi essere in grado di portarli in piazza… – Bernie gode a organizzare i suoi raduni nel cuore degli Stati repubblicani. In casa del grande avversario.
La sua più grande soddisfazione, lo ha detto in un video social, è l’accusa di aver pagato la gente per partecipare ai suoi comizi. “Vuol dire che si sono accorti di noi e hanno paura“. Per capire il personaggio, in una serie televisiva ultra progressista – il Medical Drama New Amsterdam, in Italia su Netflix – un personaggio ‘cattivo’ rimbrotta il protagonista dello show dicendogli che sembra di ascoltare… Bernie Sanders.
Ecco lo zio Bernie è facile da etichettare come un radicale ossessionato da Trump, ma sta sulle scatole ai maga e ai cinici proprio perché sbatte loro in faccia tutta la forza della passione e di qualità oratorie ormai sempre più rare. È la democrazia, bellezza. Dicono non serva a nulla andare in piazza (come in decine di città nel weekend), ma allora perché dà così fastidio?
di Fulvio Giuliani
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