“Buon Ramadan” e le polemiche in Europa
Il digiuno è la pratica che accomuna le tre religioni monoteiste: cristianesimo, ebraismo ed islamismo, eppure le polemiche sulle luminarie “Buon Ramadan” non sono mancate
“Buon Ramadan” e le polemiche in Europa
Il digiuno è la pratica che accomuna le tre religioni monoteiste: cristianesimo, ebraismo ed islamismo, eppure le polemiche sulle luminarie “Buon Ramadan” non sono mancate
“Buon Ramadan” e le polemiche in Europa
Il digiuno è la pratica che accomuna le tre religioni monoteiste: cristianesimo, ebraismo ed islamismo, eppure le polemiche sulle luminarie “Buon Ramadan” non sono mancate
Il digiuno è la pratica che accomuna le tre religioni monoteiste: cristianesimo, ebraismo ed islamismo, eppure le polemiche sulle luminarie “Buon Ramadan” non sono mancate
In questi giorni al calar del sole – a Londra per il secondo anno consecutivo e per la prima volta a Francoforte – le strade delle città prendono luce grazie alle luminarie che augurano “Buon Ramadan”. Mentre a Parigi circolano autobus con cartelloni pubblicitari dedicati alla festività cara ai musulmani e i negozi alimentari sono colmi di offerte dedicate proprio al periodo di digiuno dei fedeli di Maometto. Le critiche da parte di chi vede anche in circostanze come queste i segnali di una forte islamizzazione in atto in Europa (definita «Eurabia» da Bat Ye’or prima e da Oriana Fallaci poi) non si sono certo fatte attendere. Eppure l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islamismo sono tre religioni monoteiste accomunate proprio dalla pratica dell’astensione dal cibo (rispettivamente durante lo Yom Kippur, la Quaresima e appunto il Ramadan). Ma se il digiuno avviene in modi e tempi diversi, la matrice della pratica accomuna i credenti che professano religioni differenti ed è racchiusa nei significati più profondi che essa rappresenta: la purificazione del corpo e dello spirito, un modo per liberare la mente e potersi dedicare anima e corpo al proprio Dio, una forma di penitenza per espiare le proprie colpe.
Oltre che una prescrizione religiosa, il digiuno è anche una forma di protesta politica: basti pensare alle suffragette inglesi, agli irredentisti irlandesi, a Gandhi che fece conoscere la pratica in tutto il mondo. Per non parlare del leader radicale Marco Pannella, che in 46 anni di battaglie ha utilizzato scioperi della fame e della sete come veri strumenti di lotta politica.
C’è chi nella Lega ha attaccato le luminarie che festeggiano il Ramadan, disegnando un’Europa sempre più islamizzata che lascerebbe ampio spazio a simboli ‘estranei’ a discapito delle nostre tradizioni che vengono censurate. Ma scandalizzarsi del fatto che nel Vecchio Continente si possa professare una religione lontana dalla cultura occidentale appare un controsenso, in conflitto con uno dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione agli articoli 19 e 20: la libertà religiosa. Di fronte alla libera espressione degli individui di professare il proprio credo non c’è nessun boccone amaro da mandare giù. Come scrisse Victor Hugo ne “I miserabili”: «La libertà del cittadino finisce dove la libertà d’un altro cittadino comincia». Forse faremmo meglio a digerire questi malcontenti, senza rifiutare quel che è diverso e che consideriamo lontano da noi. Ma soprattutto, senza mai perdere l’appetito per la libertà.
di Claudia Burgio
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