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Chiacchiere contro l’Occidente

Il Terzo mondo, assieme a Russia e Cina, approfitta delle guerre in Ucraina e Gaza per compattare un fronte contro l’Occidente
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Chiacchiere contro l’Occidente

Il Terzo mondo, assieme a Russia e Cina, approfitta delle guerre in Ucraina e Gaza per compattare un fronte contro l’Occidente
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Il Terzo mondo, assieme a Russia e Cina, approfitta delle guerre in Ucraina e Gaza per compattare un fronte contro l’Occidente
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Il Terzo mondo, assieme a Russia e Cina, approfitta delle guerre in Ucraina e Gaza per compattare un fronte contro l’Occidente
Le guerre in Ucraina e a Gaza sono un’occasione di cui il Terzo mondo sta approfittando per compattare un fronte contro l’Occidente assieme a Russia e Cina. Perché, come mostra la denuncia per genocidio fatta dal Sudafrica nei confronti di Israele, per il Terzo mondo l’Occidente è ipocrita e il colonialismo è stato altrettanto grave (se non di più) della Shoà. Per questo in chiave antioccidentale si rafforzano Brics e Opec+. Così una narrazione corrente, che sicuramente ha nella cronaca varie pezze di appoggio. Intanto però l’Iran – protettore di Hamas, Hezbollah e Houthi e loro trait d’union con la Russia – si è messo a bombardare Iraq e Pakistan, accusandoli di legami con i terroristi responsabili della strage alla tomba di Soleimani e di altri attentati. L’Iraq ha risposto appellandosi al Consiglio di sicurezza, il Pakistan bombardando a sua volta il territorio iraniano. Iraq, Iran e Pakistan sono Paesi in cui sentimenti antioccidentali alimentati dall’integralismo islamico sono sicuramente ben distribuiti. Ma ciò non impedisce loro di avere come preoccupazione ancora più importante quella di bombardarsi a vicenda. Poi sì, c’è l’Opec che per determinare i prezzi del petrolio prova a rafforzare quell’asse con la Russia dell’Opec+ in cui – con l’anno nuovo – è entrato anche il Brasile di Lula. Ma intanto ha annunciato la sua uscita (sbattendo la porta) l’Angola, secondo produttore africano di petrolio: «Non abbiamo più niente da guadagnare restando». E lo stesso minaccia di fare la Nigeria, primo produttore africano. Quanto ai Brics, effettivamente a fine agosto a Johannesburg hanno deciso l’incorporazione di Argentina, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Iran: una mossa che viene a rafforzare le coincidenze con l’Opec+. Ma, prima che l’adesione potesse scattare, il popolo argentino ha deciso di eleggere come suo nuovo presidente Javier Milei, che poco dopo l’insediamento ha redatto la lettera ufficiale con cui ha informato Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica che il Paese ha cambiato idea: «Come sapete, l’impronta di politica estera del governo che presiedo da alcuni giorni differisce in molti casi da quella del governo precedente». Nei Brics sta invece l’India, che ha fatto incetta di petrolio russo a prezzi stracciati ma nel contempo ha aderito con Stati Uniti, Giappone e Australia a quell’alleanza Quad che ha lo scopo di contenere l’espansionismo cinese nel Pacifico e a cui si collegano altri Paesi come Corea del Sud, Filippine o Taiwan. Questo orientamento è confermato dal duro scontro diplomatico in corso fra India e Maldive, dopo che nell’arcipelago le elezioni hanno portato al potere un governo filo Pechino, con Modi che cerca di lanciare l’arcipelago delle Laccadive come meta turistica alternativa alle stesse Maldive a mo’ di rappresaglia. L’India – con un accordo per lo sfruttamento congiunto delle risorse petrolifere – è venuta in soccorso della Guyana, assieme a Washington e Londra, dopo le minacce del Venezuela di Maduro (filorusso e filocinese) contro un Paese che si è messo a fare una concorrenza micidiale all’Opec+. Insomma, Terzo mondo unito contro l’Occidente? Come avrebbe detto Totò, «Ma mi faccia il piacere…». Di Maurizio Stefanini La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

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