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Finlandia recinzione

Chiusura a tempo determinato

La Finlandia costruisce una recinzione attorno ai principali valichi a causa dell’aumento inedito di ingressi illegali dalla Russia

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La Finlandia costruisce una recinzione attorno ai principali valichi a causa dell’aumento inedito di ingressi illegali dalla Russia

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La Finlandia costruisce una recinzione attorno ai principali valichi a causa dell’aumento inedito di ingressi illegali dalla Russia

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La Finlandia costruisce una recinzione attorno ai principali valichi a causa dell’aumento inedito di ingressi illegali dalla Russia

Vaalimaa (Finlandia) – «Puoi fidarti di un russo solo se ha il culo freddo». Tradotto: se è morto. È un vecchio detto finlandese, che gli anziani ripetono volentieri se interrogati sulle tensioni fra i due Paesi. Ma è anche una massima che si adatta alla perfezione alla difficile relazione fra due vicini che la guerra in Ucraina ha portato alla rottura, culminata nella chiusura di tutti i valichi di frontiera. Erano dieci gli attraversamenti di confine aperti fino al 16 novembre 2023. Poi, nell’arco di due settimane, il governo di Helsinki li ha sbarrati uno dopo l’altro. Il motivo? Un aumento inedito degli ingressi illegali. Un’arma di pressione russa, che riverserebbe migliaia di richiedenti asilo africani e mediorientali in territorio finlandese nel tentativo di destabilizzarne gli equilibri. Da qui la decisione di costruire una recinzione di 200 chilometri attorno ai principali valichi. I lavori sono iniziati e si concluderanno nel 2026.

Fino ad allora, a sorvegliare dogane chiuse e strade fangose in mezzo ai boschi, rimangono gli uomini e le donne della Guardia di frontiera. Il sergente maggiore Ville Kuusisto ha gli occhi azzurri, come molti suoi colleghi. Lo incontriamo a Vaalimaa, il più meridionale e un tempo trafficato fra i valichi terrestri. Nonostante le temperature invernali (per un italiano) tiene la cerniera dell’uniforme slacciata fino alle clavicole. «La situazione qui è molto tranquilla, abbiamo solo aumentato il numero di pattuglie» ci dice accarezzando la Glock assicurata al cinturone. Ma, fra le righe, lui stesso ammette che la mole di lavoro è molto aumentata: «In passato di qui transitavano fino a 2mila veicoli a settimana, ma prima della pandemia quei numeri si raggiungevano anche in un giorno. All’epoca ci limitavamo a controllare. Oggi quell’attività non c’è più, ma le pattuglie sono diventate frenetiche».

Una frenesia che vale anche sul mare, dove la frontiera è chiusa dal 15 aprile. Sulla sponda di una baia, a soli due chilometri dalla terraferma russa, ha sede una stazione della Guardia costiera del Golfo di Finlandia. La comanda il tenente Lauri Warjus, un trentenne dal volto rubizzo e gli occhi vivaci. Ci raggiunge al termine di un pattugliamento, a bordo di una rombante motovedetta in livrea verde e bianca: «Anche qui è tutto molto tranquillo. Prima delle chiusure registravamo al massimo una dozzina di attraversamenti a settimana, quindi erano molto pochi». Ma la sua tenuta tradisce la tensione: anche lui, come il sergente Kuusisto, gira armato. Una prassi poco comune alla Guardia costiera.

La riservatezza la fa da padrona. Nessuno dei due ci rivela di quanti uomini dispone, nessuno è autorizzato ad accompagnarci sulla linea di confine (a Vaalimaa la strada è interrotta da transenne e blocchi di cemento). Ma la paura per un’escalation buca anche le ritrosie militari. Alla nostra domanda se ci siano timori per possibili provocazioni sul mare, il tenente Warjus risponde: «Ci stiamo preparando a questo scenario». Il suo sguardo è di quelli che valgono più di mille parole. Anche di quelle che non è autorizzato a pronunciare: lo scontro diretto è una possibilità molto concreta.

Di Umberto Cascone

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