Cina e Russia, l’incontro fra Putin e Xi Jinping al vertice Sco
Un gruppo di sicurezza “creato da Mosca e Pechino per contrastare le alleanze occidentali”. Il nuovo incontro fra Putin e Xi Jinping
Cina e Russia, l’incontro fra Putin e Xi Jinping al vertice Sco
Un gruppo di sicurezza “creato da Mosca e Pechino per contrastare le alleanze occidentali”. Il nuovo incontro fra Putin e Xi Jinping
Cina e Russia, l’incontro fra Putin e Xi Jinping al vertice Sco
Un gruppo di sicurezza “creato da Mosca e Pechino per contrastare le alleanze occidentali”. Il nuovo incontro fra Putin e Xi Jinping
Un gruppo di sicurezza “creato da Mosca e Pechino per contrastare le alleanze occidentali”. Il nuovo incontro fra Putin e Xi Jinping
Un gruppo di sicurezza «creato da Mosca e Pechino per contrastare le alleanze occidentali». Per descrivere clima e convergenze del nuovo incontro fra il presidente cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin ad Astana, è interessante partire da questa frase usata dal quotidiano americano “The Washington Post” per definire l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (in acronimo inglese Sco), il cui ultimo vertice si è svolto appunto fra mercoledì e ieri nella capitale kazaka. Oltre a Russia e Cina, dello Sco fanno parte India, Iran, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan (oltre ad alcuni Paesi osservatori, fra cui la Bielorussia e numerosi partner di dialogo). E proprio ad Astana si sono incontrati, per l’ennesima volta, due giorni fa Xi e Putin – dopo la visita del presidente russo in Cina a maggio – convergendo ancora su una visione comune per cambiare gli equilibri e i rapporti di forza nel mondo rispetto all’Occidente.
Nel salutare l’amico russo Xi Jinping ha sottolineato che «nel quadro delle turbolenze e dei cambiamenti emersi nel panorama globale, Cina e Russia dovrebbero compiere sforzi per tutelare i loro legittimi interessi, salvaguardare le norme che governano le relazioni internazionali e promuovere uno spirito di ‘duratura amicizia’». Un’amicizia esibita ancora una volta da una frase inequivocabile detta dal leader cinese: «Signor presidente Putin, mio caro amico, sono molto felice di questo altro incontro». Una felicità più che reciproca per Putin, che grazie alla Cina e a pochi altri interlocutori (fra cui la Corea del Nord di Kim Jong-un) può evitare un totale isolamento internazionale. Ricambiando le cortesie dell’amico Xi, il presidente russo ha evidenziato come le relazioni fra la Russia e la Cina stiano vivendo in questa fase «il periodo migliore nella loro storia» essendo basate «sui princìpi di uguaglianza, benefici reciproci e rispetto per la sovranità di entrambi».
Di entrambi, ma non dell’Ucraina dopo l’invasione russa del 2022. E il futuro di Kiev è uno dei punti chiave per capire la natura dell’intesa fra Mosca e Pechino. Perché Xi ha sì detto ancora una volta che continueranno «gli sforzi attivi per promuovere una soluzione pacifica della crisi ucraina» – aggiungendo che «la Cina è sempre stata dalla parte giusta della storia, insistendo per lo stabilimento della pace e la promozione dei negoziati» – ma questo non basta. Detto schiettamente, la linea di Russia e Cina sembra esser quella di aspettare un cambio alla Casa Bianca in novembre e, con l’eventuale arrivo di Donald Trump, puntare su quella che pare essere l’idea di pace del candidato repubblicano: sedersi a un tavolo partendo dalla situazione che ci sarà sul campo, lasciando quindi alla Russia i territori invasi dal suo esercito. Vedremo.
Di certo nel risiko del mondo di Pechino un peso determinante ce l’hanno anche la questione di Taiwan e gli equilibri nell’Indo-Pacifico. Xi Jinping lo ha ribadito, magari alla larga, ma lo ha fatto quando all’amico Putin ha sottolineato la necessità di soluzioni per «altri pressanti problemi regionali».
di Massimiliano Lenzi
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