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ContrOrdine

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A Pechino si lavora a creare un nuovo ordine mondiale mentre a Washington un prepotente incapace pensa di potere fare affari depredando gli amici

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A Pechino si lavora a creare un nuovo ordine mondiale mentre a Washington un prepotente incapace pensa di potere fare affari depredando gli amici

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A Pechino si lavora a creare un nuovo ordine mondiale mentre a Washington un prepotente incapace pensa di potere fare affari depredando gli amici

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A Pechino si lavora a creare un nuovo ordine mondiale e soppiantare quell’ordine occidentale cui la Cina ha aderito (si pensi all’Organizzazione mondiale del commercio) traendone ricchezza. Per creare quel nuovo ordine aiutano il disordine. Da qui la presenza in Cina di non pochi capi di governi liberticidi e criminali – a cominciare da Putin – la cui guerra viene sostenuta non per prendere l’Ucraina, ma per far perdere gli occidentali. Per reagire si deve capire. E non sembra stia accadendo, visto che si diffonde una sorta di autocompiacimento della soccombenza.

Vedo fiorire grafici e conteggi tesi a dimostrare quanto i Paesi riunitisi in Cina siano la parte preponderante della ricchezza nel mondo. Per dire: Cina e India sono sicuramente delle potenze demografiche e militari, ma la ricchezza pro capite e la sua distribuzione sono enormemente inferiori alle nostre, con una distanza incolmabile nel futuro prevedibile.

Il guaio è che molti conoscono soltanto quel che videro (superficialmente), sicché si stupiranno nell’apprendere che la Cina che ancora oggi vediamo prese forma nel III secolo avanti Cristo e che per 18 degli ultimi 20 secoli ha prodotto più ricchezza di noi. Kissinger ricorda che nel 1820 produceva il 30% del Pil mondiale, più di Europa e Usa messi assieme. Eppure ci furono domini occidentali in Cina e non cinesi in Occidente. Non c’è qui lo spazio, ma ve ne sono ragioni storiche.

Noi, ci ricorda Kissinger, giochiamo a scacchi: due eserciti si combattono, ci sono i morti e una volta ucciso il re la partita è finita. I cinesi giocano a weiqi: una scacchiera, sassi neri e bianchi, li si deposita uno a uno, a turno, vince chi occupa più spazio e riesce a impedire all’altro di espandersi. Non sembri una divagazione, perché si sta giocando questa partita ed è suicida muoversi su una scacchiera pensando all’altra. Quando pubblichiamo le cartine geografiche e accediamo all’illusione che chi si è trovato in Cina sta con i cinesi stiamo dando una mano a far loro vincere la partita a weiqi, pensando di muovere un cavallo che non c’è.

Il problema non è cosa stanno facendo a Pechino, la cui ricchezza dipende molto dai commerci con l’Occidente; il problema è cosa stanno facendo a Washington, dove un prepotente incapace pensa di potere fare affari depredando gli amici e mettendosi d’accordo con le altre due potenze. Così mette in difficoltà l’India e spinge Modi nelle braccia di Putin e Xi. Crede di essere il re e finirà circondato a weiqi.

Il problema è negli Usa, dove il clima da guerra civile impedisce di accorgersi che il nemico non è alle porte ma già abbondantemente in casa, dove semina pietre e non arma alfieri. Il problema è nella nostra Unione Europea, dove la lagna dell’impotenza e dell’irrilevanza impedisce di vedersi come il più ricco fra i mercati e l’alveo in cui si trovano due potenze atomiche. È così delizioso, fra un caffè e un the, ragionare enumerando l’infinità dei nostri errori e considerando pacchiano ricordare le nostre forze.

È per questo che i cinesi aiutano Putin in Ucraina: per dimostrare che quel tema spacca l’Occidente e rende tremuli gli europei. Così preparando il terreno per metterci altri sassi e ampliare l’area d’influenza. Ma la Cina ha elementi giganteschi di debolezza interna e tare storiche che non si cancellano, mentre i russi hanno un’armata terrorista ma incapace e un’economia che soltanto qualche fesso europeo più definire florida.

Se vogliamo evitare che l’ordine diventi contrordine, se si vuol preservare la pace basata sul reciproco timore –lasciando ai predicatori quella sul reciproco amore – la sola cosa che in Ue si muove sono i volenterosi. Sì, anche ragionando di truppe da mandare in Ucraina, che è il solo modo per non spedircele e non doverle mobilitare dentro i nostri confini.

Di questo si deve parlare all’opinione pubblica, perché il tenerla al riparo e l’accudirla nel divagare serve soltanto a perdere tempo e ad agevolare gli altri. Hanno già l’aiuto di Trump, non c’è bisogno del nostro.

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