Marcescenza e isolamento russi
La visita dei leader di Italia, Germania, Francia e Romania rettifica ogni inutile chiamata che è stata fatta al Cremlino negli ultimi mesi. Intanto, l’economia e l’esercito russo competono per chi collasserà prima
Marcescenza e isolamento russi
La visita dei leader di Italia, Germania, Francia e Romania rettifica ogni inutile chiamata che è stata fatta al Cremlino negli ultimi mesi. Intanto, l’economia e l’esercito russo competono per chi collasserà prima
Marcescenza e isolamento russi
La visita dei leader di Italia, Germania, Francia e Romania rettifica ogni inutile chiamata che è stata fatta al Cremlino negli ultimi mesi. Intanto, l’economia e l’esercito russo competono per chi collasserà prima
La visita dei leader di Italia, Germania, Francia e Romania rettifica ogni inutile chiamata che è stata fatta al Cremlino negli ultimi mesi. Intanto, l’economia e l’esercito russo competono per chi collasserà prima
«Ще не вмерла України. Ви можете розрахувати на братство Європи, аби Україна залишалася вільною» (L’Ucraina non è morta. Puoi contare sulla fraternità d’Europa per mantenere l’Ucraina libera). Così il presidente francese Emmanuel Macron ha scritto su Twitter, citando l’inno ucraino nella lingua in cui è cantato. La visita dei leader di Italia, Germania, Francia e Romania rettifica ogni inutile chiamata che è stata fatta al Cremlino negli ultimi mesi.
Nuove artiglierie motorizzate Caesar arriveranno ora da Parigi e si sono visti gli aiuti militari in movimento persino sulle strade tedesche. Non è poco, data l’estrema dipendenza dell’export di Berlino verso il mercato russo. Fino al 23 febbraio lo schema dell’amicizia russo-alemanna era semplice: tu mi dai l’energia, io ti do le tecnologie per estrarla; e così via ad infinitum. Ma ora le sanzioni bloccano addirittura il 40% dell’operatività di North Stream 1, lo strumento geostrategico col quale Mosca ha voluto bypassare l’Est Europa per invaderlo. Una turbina di pompaggio del gasdotto si è rotta e Siemens l’ha riparata ma non la può restituire senza incorrere nelle sanzioni. La coperta industriale della Russia non è quindi solo corta, ma proprio una foglia di fico che intendeva nascondere la totale complementarietà dei sistemi economici russo-tedeschi.
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Adesso quel rapporto simbiotico è morto per sempre. Un segno di questa tanatosi, seppur controintuitivo, è la resilienza del rublo: col blocco delle importazioni il surplus commerciale russo è schizzato alle stelle e così il valore della valuta si è rafforzato al traino delle vendite di materie prime. Ma dall’inizio della guerra la produzione di petrolio moscovita è già calata di un milione di barili al giorno (e continua a scendere) mentre per il gas le turbine di NS1 paventano guai seri per uno Stato che non può più nemmeno ottenere gli acciai indispensabili per costruire i bulloni.
A questo scenario catastrofico si sommano i continui attacchi degli hacker filo ucraini che flagellano la Rete russa. La loro ultima vittima è il colossale giacimento di gas presso Novyj Urengoj, situato nella regione russa dello Jamalo-Nenec a una sessantina di chilometri a Sud del Circolo polare artico, incendiato violando i sistemi di sicurezza computerizzati dell’impianto di estrazione. Se il collasso dell’economia russa avesse un suono, sarebbe il violento crepitio di quelle fiamme incontrollate.
Queste notizie quasi oscurano i fallimenti russi sul campo di battaglia, che continuano vistosi. Il blogger russo Murz ha confermato infatti la distruzione delle riserve di munizioni dell’artiglieria “separatista” stoccata presso Chrustal’nyj dopo due attacchi dell’aviazione di Kyiv. Lui stesso ammette che questa perdita, causata a suo dire dall’inazione del comando russo dopo il primo attacco nemico fallito, comporterà l’ennesimo rallentamento per permettere l’arrivo di nuovi proiettili e l’individuazione di un altro magazzino, a danno della già precaria offensiva sulla sacca di Lysyčans’k.
Non va meglio a Chersòn dove gli invasori, in una telefonata intercettata, lamentano come i soldati di San Giorgio al fronte siano vicini al punto di rottura a causa dei bombardamenti ucraini. Una rottura che, al fronte come nella capitale, minaccia di mettere la parola fine alla secolare storia dell’imperialismo russo.
Di Camillo Bosco
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