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L'Ucraina respinge l'ennesimo attacco russo ad Azovstal

L’elettricista che ha spifferato le coordinate segrete per salvare Azovstal

Mentre Azovstal resiste all’ennesimo assalto, l’esercito russo si dissangua in Ucraina con la perdita di ben 470 ufficiali. Per il Cremlino ormai è una corsa contro il tempo: tra 3 giorni avrà luogo la parata della Vittoria tra le rovine di Mariupol.

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L’elettricista che ha spifferato le coordinate segrete per salvare Azovstal

Mentre Azovstal resiste all’ennesimo assalto, l’esercito russo si dissangua in Ucraina con la perdita di ben 470 ufficiali. Per il Cremlino ormai è una corsa contro il tempo: tra 3 giorni avrà luogo la parata della Vittoria tra le rovine di Mariupol.

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L’elettricista che ha spifferato le coordinate segrete per salvare Azovstal

Mentre Azovstal resiste all’ennesimo assalto, l’esercito russo si dissangua in Ucraina con la perdita di ben 470 ufficiali. Per il Cremlino ormai è una corsa contro il tempo: tra 3 giorni avrà luogo la parata della Vittoria tra le rovine di Mariupol.

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Mentre Azovstal resiste all’ennesimo assalto, l’esercito russo si dissangua in Ucraina con la perdita di ben 470 ufficiali. Per il Cremlino ormai è una corsa contro il tempo: tra 3 giorni avrà luogo la parata della Vittoria tra le rovine di Mariupol.

Il ventre d’acciaio di Azovstal ha respinto l’ennesimo assalto russo. Gli aggressori stavolta si sarebbero fatti aiutare da un improvvisato Efialte per tentare di espugnare questo novello passo delle Termopili: fonti ucraine riferiscono infatti che un elettricista avrebbe spifferato le coordinate di uno degli accessi segreti del dedalo di bunker sotterranei. Ma al contrario dei trecento spartani, la guarnigione ucraina presente nel sottosuolo munito conta circa 2.500 difensori che da anni si preparavano per una possibile invasione di Mosca; e così anche questo ennesimo stratagemma è fallito, non sappiamo con quante perdite da parte persiana. Pardon, russa.

Il generale “Bad Mouth” Dvornikov è tornato così a ordinare bombardamenti navali sulla superficie dell’acciaieria ma è inverosimile ritenga i calibri della sua flotta capaci di penetrare quello che neanche le bombe bunker buster sono riuscite a scalfire. Piuttosto si cerca di tenere sotto pressione i militari lì asserragliati impedendo loro sia di dormire, a causa delle vibrazioni, sia di uscire in sicurezza per perlustrare la superficie dell’impianto e compiere agguati contro le pattuglie degli occupanti.

Ormai per il Cremlino è una corsa contro il tempo: tra 3 giorni vorrebbe organizzare una parata della Vittoria anche tra le rovine della via principale di Mariupol (già ripulita dai cadaveri e dalle macerie più vistose) ma non può correre il rischio di vedersi il corteo attaccato da una sortita del reggimento Azov, nonostante l’armata russa abbia dimostrato una bassissima considerazione per la sicurezza dei suoi membri.

In 72 giorni di guerra in Ucraina infatti non soltanto sono morti più di 25mila soldati ma tra questi ben 470 ufficiali dell’esercito russo (più di 6 al giorno); molti di loro grazie alle tempestive segnalazioni dell’intelligence americana che l’esercito di Zelensky ha saputo far fruttare con incredibile efficacia. Partendo dai più alti in grado, si contano 2 tenenti generali (Andrey Mordivichev e Yakov Rezantsev) e 7 generali maggiori (Vitaly Gerasimov, Andrey Kolesnikov, Oleg Mityaev, Andrey Simonov, Andrey Sukhovetsky, Magomed Tushaev e Vladimir Frolov) che hanno lasciato per sempre il fronte per unirsi al reggimento immortale del generale Žukov. A loro si aggiungono poi altri 17 colonnelli, 34 tenenti colonnelli, 67 maggiori, 99 capitani, 142 primi tenenti, 92 tenenti più altri 9 ruoli speciali, come riporta l’account @KilledInUkraine.

Qualcuna di queste cifre deve aver indotto il più grande alleato del criminale Putin, cioè Lukashenka il kolkhoznik, ad avviare i protocolli per abbandonare un’alleanza che rischia ogni giorno di più di seguire la sorte dell’incrociatore “Moskva” sul fondo del Mar Nero. I kolkhoznik erano i contadini delle fattorie collettive sovietiche, cioè il prototipo del campagnolo tonto, e con questo pregiudizio ama farsi interpretare il dittatore della Bielorussia.

In realtà questa facciata nasconde un politico molto attento al proprio tornaconto e capace di sfruttare chiunque per raggiungere i propri scopi: da decenni taglieggia la Russia promettendo la riunione dei due Stati in cambio di incentivi economici (petrolio a prezzi di favore, monopoli indisturbati, contrabbando legalizzato) che i siloviki hanno elargito con generosità nella speranza di ricostituire la loro idea di impero.

Ma ormai la situazione economica in Russia volge al disastro e casualmente Lukashenka ieri ha ammesso in un’intervista video alla “Associated Press” di non essere mai stato addentro ai piani dell’Operazione “Z” e di non credere che tutto vada come previsto, a differenza di quanto affermano i cugini moscoviti. La vera fine di ogni padrone è quando persino i suoi maggiordomi si negano.

  di Camillo Bosco

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