Baltico salvato ma Donbass distrutto
L’Eliseo risponde a Mosca trasferendo in meno di sei ore un contingente di un centinaio di soldati dalla Corsica, fino al Paese baltico al confine con la Russia. Un chiaro messaggio nel caso di attacco a un paese Nato, mentre la guerra continua su più fronti con il Donbass ormai distrutto.
Baltico salvato ma Donbass distrutto
L’Eliseo risponde a Mosca trasferendo in meno di sei ore un contingente di un centinaio di soldati dalla Corsica, fino al Paese baltico al confine con la Russia. Un chiaro messaggio nel caso di attacco a un paese Nato, mentre la guerra continua su più fronti con il Donbass ormai distrutto.
Baltico salvato ma Donbass distrutto
L’Eliseo risponde a Mosca trasferendo in meno di sei ore un contingente di un centinaio di soldati dalla Corsica, fino al Paese baltico al confine con la Russia. Un chiaro messaggio nel caso di attacco a un paese Nato, mentre la guerra continua su più fronti con il Donbass ormai distrutto.
L’Eliseo risponde a Mosca trasferendo in meno di sei ore un contingente di un centinaio di soldati dalla Corsica, fino al Paese baltico al confine con la Russia. Un chiaro messaggio nel caso di attacco a un paese Nato, mentre la guerra continua su più fronti con il Donbass ormai distrutto.
Ieri l’Eliseo ha condotto una dimostrazione di forza con il Cremlino. In meno di sei ore ha trasferito un contingente di un centinaio dei suoi soldati aviotrasportati dalla base di Solenzara, in Corsica, fino al Paese baltico al confine con la Russia. L’operazione, dal nome pokemonoso di “Thunder Lynx”, ha dimostrato con successo la capacità della Francia di venire subito in soccorso di un membro Nato, qualora venisse invocata la mutua difesa dei membri dell’Alleanza. Si tratta quindi di una risposta alla voce grossa di Mosca riguardo il presunto blocco delle merci indirizzate a Kaliningrad da parte di un altro Stato baltico, la Lituania.
Quest’ultima in realtà sta solo applicando le sanzioni europee, che vietano il passaggio di merci sanzionate sul territorio Ue. In tempi normali un attacco russo alla Nato sarebbe stato visto come la proiezione di un lunatico ma lo scorso 24 febbraio ha spazzato via le vacue certezze occidentali su cosa sia ritenuto ragionevole o meno dal regime dei siloviki e ora gli Stati preferiscono aumentare al massimo i dispositivi di deterrenza militare.
Rimane poi il fatto che le legioni di soldati del criminale Putin sono tutte impantanate nel carnaio ucraino e quelle rimaste servono a mantenere una presenza almeno nominale sui confini della Madrepatria. Si può quindi ritenere più probabile che il governo russo deciderà piuttosto di tagliare la Lituania dalla rete Brell, che unisce le infrastrutture elettriche di Russia e Bielorussia con quelle dei Paesi baltici. Azione che per fortuna non avrà comunque l’impatto distruttivo che avrebbe avuto qualche anno fa, dato che nel 2021 l’Unione europea ha finanziato il collegamento delle reti elettriche di quel Paese alla nostra griglia continentale.
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Se il Baltico è salvo, il Donbas è però nel pieno dell’offensiva. Gli sforzi russi, iniziati con lo sfondamento e l’annichilimento delle difese così come della città di Popasna, stanno avendo successo nella creazione della sacca di Zolote. L’area è stata evacuata dal comando ucraino, ma la tenaglia ruscista si sta chiudendo in fretta e manca ormai solo la cittadina di Mykolaïvka per chiudere in una morsa chi ancora resiste. Nel mentre, a Sud-Ovest le truppe di Židko stanno dando l’assalto (senza successo mentre scriviamo) al villaggio di Berestove per occupare l’autostrada strategica T-13-02, cioè la via principale con cui vengono riforniti i difensori di Lysyčans’k e di Sjevjerodonec’k.
Il contrattacco ucraino a Ovest di Izjum sta invece distraendo le truppe russe nel saliente a Nord, evitando così che le difese dell’esercito di Zelens’kyj vengano sollecitate da tre direzioni in contemporanea. In questo modo i precedenti tentativi russi di avanzare sulle città di Dolyna e di Bohorodychne si sono rivelati fiacchi e sono stati respinti.
Dall’altra parte del fronte, a Chersòn, gli ucraini mantengono l’iniziativa e avanzano sulle città di Snihurivka e Kyselivka, quest’ultima a soli 20 chilometri dal capoluogo dell’oblast’. In questo infinito tiro alla fune speriamo che l’arrivo nelle ultime ore dei veicoli lanciamissili americani Himars e dei Panzerhaubitze europei potrà dare al Paese dei Girasoli quella potenza di fuoco necessaria per completare la liberazione dei territori occupati.
Di Camillo Bosco
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