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truppe russe

Come la Wagner prese Soledàr

Le Z truppen regrediscono alla Prima guerra mondiale grazie alla tattica dei mercenari della Wagner
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Come la Wagner prese Soledàr

Le Z truppen regrediscono alla Prima guerra mondiale grazie alla tattica dei mercenari della Wagner
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Come la Wagner prese Soledàr

Le Z truppen regrediscono alla Prima guerra mondiale grazie alla tattica dei mercenari della Wagner
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Le Z truppen regrediscono alla Prima guerra mondiale grazie alla tattica dei mercenari della Wagner
I russi sono di nuovo dentro Bachmut. Nel territorio urbano sono stati avvistati addirittura dei paracadutisti, ormai rarissimi dato che più della metà di queste truppe d’élite è stata spazzata via negli scontri iniziali dell’invasione. Sono trasportati da un blindato Btr-Mdm Rakushka (“Conchiglia”, ben riconoscibile perché privo di torretta rispetto alle altre varianti) e appartengono al 51esimo e al 137esimo reggimento della 106esima Divisione d’assalto aereo. Si muovono nelle strade sterrate della periferia della città donbassa. Dall’altro lato li aspettano, fra i tanti difensori, i soldati del Reggimento Azov. Il soldato Roman (11.200 seguaci su Instagram) registra un video dalla sua trincea avanzata, spiegando come i nemici siano posizionati su tre lati. «Un lato di troppo, certo, ma nella mia borraccia c’è dell’irish coffee caldo e il morale è alto» afferma, sapendo che in caso di accerchiamento potrà arretrare in una delle linee difensive già predisposte. Pur dolorosa, la perdita di Soledàr non sembra aver impressionato i difensori. La tattica con cui i mercenari della Wagner sono riusciti a impadronirsi della città è stata infatti spiegata da una fonte informata ad Arseny Dronov della redazione di www.rucriminal.info. Il sito si propone di «rivelare e documentare i segreti di funzionari, oligarchi, gangster e funzionari della sicurezza» ed è di proprietà di uno dei 17mila espatriati russofoni che vivono nel Massachusetts tra le cittadine di Newton, Brookline e i sobborghi bostoniani di Allston e Brighton. Posti dove le voci di condanna della guerra non sono mancate. «La concentrazione di morti per metro quadro a Soledàr è incredibile. Dal puro punto di vista militare il costo umano per la sua conquista non ha avuto alcun senso» spiega l’esperto sotto la condizione dell’anonimato. «Ogni primo attacco era condotto da una squadra di otto soldati d’assalto armati con lanciarazzi, col compito di raggiungere a ogni costo la postazione designata». Per chiarirne l’ineluttabilità, ai nuovi arrivati erano subito mostrati video di esecuzioni sommarie di chi aveva rifiutato il compito o si era ritirato. All’occasione si fornivano prove dal vivo. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI “CRONACHE DI GUERRA” «Lì i musicisti (soprannome dei wagneriti, ndr.) dovevano comunicare all’artiglieria le coordinate esatte per colpire i nemici trincerati. Dopo il bombardamento, un altro gruppo di otto soldati – armati più alla leggera – assaltava la postazione già martellata. Di solito si utilizzavano 32 uomini in 4 ondate, ma per alcuni punti ci sono volute fino a 14 ondate (112 uomini) per scacciare gli ucraini. Molte squadre vengono così annientate, ma in generale le perdite sono numericamente inferiori rispetto a quelle di un assalto condotto da un normale reggimento in cui è poi necessaria una maggiore coordinazione». Un metodo brutale ed efficace, a cui ora è venuto a mancare il galeottume quale carne da cannone principale. Starà quindi ai paracadutisti impegnarsi adesso in queste tattiche da Prima guerra mondiale, come già accade ai loro colleghi marines a Vuhledàr, mentre Putin continua la ricerca dell’eroe capace di risolvergli il problema politico della “operazione militare speciale”. Senza dubbio una selezione a eliminazione diretta. Di Camillo Bosco

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