Distruggere due ponti per salvare Chersòn
Il fuoco è la sola cosa che avanza. Le Z truppen nelle trincee si trovano sempre più spesso da sole a reggere l’urto degli scontri e inermi nel subire il fuoco parabolico ucraino. Non per questo però, la situazione è divenuta più semplice per le truppe di Zelens’kyj
Distruggere due ponti per salvare Chersòn
Il fuoco è la sola cosa che avanza. Le Z truppen nelle trincee si trovano sempre più spesso da sole a reggere l’urto degli scontri e inermi nel subire il fuoco parabolico ucraino. Non per questo però, la situazione è divenuta più semplice per le truppe di Zelens’kyj
Distruggere due ponti per salvare Chersòn
Il fuoco è la sola cosa che avanza. Le Z truppen nelle trincee si trovano sempre più spesso da sole a reggere l’urto degli scontri e inermi nel subire il fuoco parabolico ucraino. Non per questo però, la situazione è divenuta più semplice per le truppe di Zelens’kyj
Il fuoco è la sola cosa che avanza. Le Z truppen nelle trincee si trovano sempre più spesso da sole a reggere l’urto degli scontri e inermi nel subire il fuoco parabolico ucraino. Non per questo però, la situazione è divenuta più semplice per le truppe di Zelens’kyj
La situazione dei russi a Chersòn diventa ogni giorno più complicata. Nella zona gli ucraini hanno posizionato 6 degli Himars in loro possesso (2 a Nord a Kryvyj Rih e 4 a Sud-Ovest nella zona di Mykolaïv) e i lanciamissili motorizzati donati dagli Stati Uniti stanno seminando il caos nelle retrovie rusciste. Due magazzini di munizioni negli scali ferroviari presso Oleshky e Nova Kachovka, situati sull’altra sponda del fiume Dnipro, sono stati così distrutti costringendo il Comando russo ad arretrare di decine di chilometri gli hub di distribuzione.
Il combinato disposto dell’improvvisa mancanza delle risorse stoccate in quei luoghi e dell’allungamento delle linee di rifornimento – tallone d’Achille dell’Operazione Z sin dalle sue prime settimane – ha provocato una crisi nel sistema di difesa moscovita nell’area. Sinora infatti i movimenti giallazzurri erano stati contenuti con imponenti sbarramenti di artiglieria che martellavano la pianura senza ripari nella quale erano costretti ad avanzare i reparti di Kyiv. In questo modo ogni guadagno ucraino incontrava gravi difficoltà nel tramutarsi in un controllo effettivo del territorio da cui erano stati scacciati i russi: dopo poco poteva essere recuperato dagli invasori o rimanere una terra di nessuno comunque utile a frustrare i successivi tentativi di assalto. Ora i reparti d’artiglieria del Cremlino non possono garantire né quella pioggia fitta di proiettili né il dispiegamento tempestivo dei pezzi nelle zone di riferimento per paura del distruttivo tiro di risposta a opera degli obici autopropulsi Caesar, donati dalla Francia e perfezionati nella mobilità e velocità di schieramento. Le Z truppen nelle trincee si trovano così sempre più spesso da sole a reggere l’urto degli scontri e inermi nel subire il fuoco parabolico ucraino.
Non per questo la situazione è divenuta più semplice per le truppe di Zelens’kyj. Il Comando russo ha quasi svuotato le guarnigioni delle forze d’occupazione che aveva predisposto nell’oblast’ di Zaporiggia al fine di rinforzare le cinture di fortificazioni a protezione di Chersòn, importando persino bunker prefabbricati dalla Crimea. La somma delle truppe di San Giorgio nell’area pare quindi intorno alle 15mila unità. Una cifra ingrossata da una buona fetta di mobiki, cioè soldataglia ottenuta tramite i meccanismi della mobilitazione militare spesso condotta nelle carceri delle zone sotto il tallone siloviko.
Attaccare direttamente una tale massa di fucili, seppur mal equipaggiata e demotivata, pone il concreto rischio di scatenare una Marienpol in un altro dei porti strategici ucraini, la cui conquista sarebbe invece importantissima per invertire il trend di perdita degli scali marittimi che ha portato al quasi collasso dell’economia del Paese dei Girasoli. Proprio per questo il generale Valerij Zalužnyj, comandante in capo delle forze del tryzub (il tridente che si vede campeggiare spesso insieme alla bandiera dell’Ucraina, antichissimo simbolo della loro statualità), sembra stia cercando di tagliare del tutto le vie di rifornimento agli occupanti. Gli Himars stanno quindi prendendo di mira gli unici due ponti sul Dnipro che permettono ai rinforzi inviati dal criminale Putin di affluire in città. La loro distruzione pregiudicherà la possibile avanzata ucraina verso Sud, ma almeno consentirà di prendere Chersòn senza danneggiarla ulteriormente.
Di Camillo Bosco
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