L’estinzione degli Alligatori in Russia
Mentre l’aviazione russa si dissangua le Z truppen si trincerano a Chersòn. Allo scoppio della guerra, la Russia aveva 133 Alligatori pronti al volo. Ora, non ne restano che un centinaio.
L’estinzione degli Alligatori in Russia
Mentre l’aviazione russa si dissangua le Z truppen si trincerano a Chersòn. Allo scoppio della guerra, la Russia aveva 133 Alligatori pronti al volo. Ora, non ne restano che un centinaio.
L’estinzione degli Alligatori in Russia
Mentre l’aviazione russa si dissangua le Z truppen si trincerano a Chersòn. Allo scoppio della guerra, la Russia aveva 133 Alligatori pronti al volo. Ora, non ne restano che un centinaio.
Mentre l’aviazione russa si dissangua le Z truppen si trincerano a Chersòn. Allo scoppio della guerra, la Russia aveva 133 Alligatori pronti al volo. Ora, non ne restano che un centinaio.
Vola a bassa quota il Kamov Ka-52 delle forze aerospaziali russe. Una coppia di rotori coassiali controrotanti lo spinge, a grande velocità e con notevole baccano, nel cielo del Paese dei Girasoli. La linea del fronte è l’obiettivo dato ai due ufficiali che lo pilotano e l’elicottero vibra come un dannato mentre s’inoltra nel territorio a lui ostile. A un tratto l’allarme di bordo li avvisa di un missile Stinger in arrivo. Cercano di fuggire, sganciano le contromisure: tentativi vani. L’ordigno colpisce la carlinga e l’aeromobile precipita in avanti sospinto dalla stessa esplosione. Si schianta come una palla di fuoco, lasciando una lunga scia in un campo di sterpaglie. Quando i soldati ucraini giungono al relitto, ad attenderli trovano solo i resti carbonizzati del velivolo e degli occupanti. Anche stavolta i seggiolini eiettabili non hanno funzionato. La telecamera di un cellulare riprende accanto al relitto un inusuale monticciolo di caricatori per pistola bruniti dalle fiamme, cioè la riserva di munizioni delle armi da fianco dei gallonati ora morti. Abbattimenti di questo tipo sono divenuti molto comuni nella guerra russo-ucraina e la squadra degli osservatori indipendenti capitanata da Stijn Mitzer è talvolta sopraffatta dal lavoro. Abachi alla mano hanno contato finora 57 elicotteri moscoviti abbattuti, di cui ben 25 sono colleghi del succitato Ka-52, entrato in servizio nel 2008 e chiamato in gergo “Alligatore”. Tuttavia l’elenco di Mitzer registra solo i mezzi distrutti di cui si ottiene una documentazione fotografica, quindi l’elenco è giocoforza più lungo: le reali perdite ammonterebbero così al 30% in più. Sappiamo invece per certo che allo scoppio della guerra la Russia aveva 133 Alligatori pronti al volo. Ora gliene rimangono solo un centinaio e, visto che negli ultimi tempi circa uno di questi rettili volanti morde la polvere ogni giorno, per gennaio potremmo dire addio all’elicottero più moderno di tutta la flotta della Federazione Russa. In tal caso si tratterà di un’estinzione di cui nessuno si dorrà, poco ma sicuro. Un’altra – altresì subitanea – estinzione per la quale stanno godendo i residenti della Chersòn occupata è la scomparsa dei vatnik dai posti di blocco che affollavano la città. Sebbene nessun annuncio abbia spiegato l’accaduto, si possono formulare alcune ipotesi. Un indizio lo ha dato la contemporanea scomparsa del vessillo degli occupanti dal palazzo dell’amministrazione regionale. Il tricolore russo è sparito – segno che gli uffici non ospitano più la burocrazia collaborazionista – ma la supposta ritirata dei colletti bianchi traditori non è però detto sia stata condivisa dalle Z truppen che li hanno insediati. In queste settimane i civili sono stati infatti spostati in massa sulla riva Est del Nipro ma un numero consistente di truppe e fortificazioni prefabbricate ha superato il fiume in senso inverso. Nonostante il suo cinismo, riteniamo ancora improbabile che il criminale Putin decida di inondare la città facendo saltare la diga di Nova Kachovka. Il rasoio di Occam ci lascia così soltanto con la prospettiva di una difesa all’ultimo uomo della città da parte dei russi. Un assedio che forse rivaleggerà con quello di Mariupol per intensità e ferocia. In cielo come in terra, il Cremlino non sembra d’altronde dare granché importanza alla sopravvivenza dei suoi soldati. di Camillo Bosco
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