Fango e sangue
Il comandante “Datsik” mostra un assalto a una piccola postazione russa in tutta la sua crudezza
Fango e sangue
Il comandante “Datsik” mostra un assalto a una piccola postazione russa in tutta la sua crudezza
Fango e sangue
Il comandante “Datsik” mostra un assalto a una piccola postazione russa in tutta la sua crudezza
Il comandante “Datsik” mostra un assalto a una piccola postazione russa in tutta la sua crudezza
Il motore Detroit 6V53 del M113, un veicolo per il trasporto della fanteria donato all’Ucraina dall’Occidente, romba mentre il corazzato si avvicina a una fila di alberi nella zona a Sud di Bachmut. Il comandante “Datsik” della seconda compagnia del secondo battaglione della Brigata d’assalto “Azov” è stretto vicino alla garitta destinata all’operatore della torretta del mezzo, mentre la sua squadra aspetta l’ordine di sbarcare. Arrivati a destinazione, è un attimo. Il pesante portellone posteriore del M113 si trasforma in una rampa e i soldati corrono verso l’esterno, disponendosi a ventaglio verso destra. «Fuoco di copertura!» grida “Datsik” ai suoi uomini, che reagiscono sparando verso gli alberi in cui si trovano i trinceramenti russi. L’intenso fuoco sviluppato dagli AK-47 Kalašnikov e dalle mitragliatrici pesanti Pkm e M249 fa guadagnare loro l’accesso al riparo.
Ultimo a scendere, il comandante si colloca sull’estremo fianco sinistro della nuova linea di tiro. La sua posizione è la più lontana dal mezzo, ormai allontanatosi. «Bodya, seguilo!» ordina a un commilitone, per non lasciare isolato un compagno in avanscoperta. È tutto visibile grazie alla bodycam (una GoPro) che tiene sull’elmetto e che della guerra restituisce un’immagine molto diversa da quella al cinema. Il nemico non si vede: si spara dinanzi a sé un numero incredibile di proiettili soprattutto per impedire ai russi di rispondere. Se per paura o per autoconservazione poco importa, l’essenziale è procedere in relativa sicurezza finché non si capisce la posizione esatta del nemico.
«Russi davanti a noi! Aggirateli da destra e sinistra!» sono i comandi urlati all’improvviso da “Datsik” mentre i suoi militari accerchiano una buca mimetizzata delle Z truppen. Non si sa se dentro sia vuota o se vi siano soldati non intenzionati ad arrendersi, così è una granata lanciata al suo interno l’unica soluzione per risolvere ogni dubbio. «Granata!» è l’ennesimo urlo per avvertire il resto della squadra. Ogni azione è annunciata per evitare che venga interpretata come un’imboscata nemica, visto che il maggior rischio in queste situazioni convulse è il fratricidio. Proprio per riconoscersi e non spararsi addosso gli ucraini portano bande gialle o blu sulle divise, al contrario di quelle rosse o bianche degli invasori.
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All’improvviso, ecco la reazione muscolare russa: un bombardamento di artiglieria sulla posizione attaccata, per cercare di dissuadere gli assalitori. A “Datsik” e ai suoi non rimane che buttarsi a terra e aspettare che passi. «Siamo ancora vivi?» è la domanda ironica dopo la scarica di colpi. Il video, diffuso dal progetto “Wartraslated” dell’estone Dmitri Masinski (che sottotitola in inglese video russi o ucraini riguardanti la guerra), riparte poi dal momento della cattura dei russi. «Nessuno vi toccherà, nessuno vi picchierà» è l’assicurazione del soldato che ne prende in consegna due, ma un altro poco lontano – ferito gravemente – pare abbia attivato la sua granata e questo costringe “Datsik” a neutralizzarlo. Anche dopo un assalto, la minima distrazione può costarti la vita. Alla fine dell’azione la fatica è immensa e lo spazio liberato corrisponde a una macchia verde sulla mappa. «Volete una controffensiva? Fatevela, allora» si sfoga “Datsik” in camera, dando una risposta dal campo alle critiche relative alla lentezza dei progressi ucraini.
Di Camillo Bosco
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