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rinforzi russi

I rinforzi russi mancano il bersaglio

I rinforzi russi del Terzo Corpo d’Armata sono arrivati tardi per risolvere la complicata situazione degli occupanti a Chersòn

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I rinforzi russi mancano il bersaglio

I rinforzi russi del Terzo Corpo d’Armata sono arrivati tardi per risolvere la complicata situazione degli occupanti a Chersòn

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I rinforzi russi mancano il bersaglio

I rinforzi russi del Terzo Corpo d’Armata sono arrivati tardi per risolvere la complicata situazione degli occupanti a Chersòn

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I rinforzi russi del Terzo Corpo d’Armata sono arrivati tardi per risolvere la complicata situazione degli occupanti a Chersòn

«Non c’è due senza tre» sostiene il proverbio e così deve pensare anche il comando russo. Dopo aver creato le formazioni paramilitari del Primo e del Secondo Corpo d’Armata per dare una parvenza d’esercito alle pseudorepubbliche del Donbas, il Cremlino ha infatti disposto la creazione di un Terzo Corpo d’Armata per infoltire i diradati ranghi dell’Operazione Z. Negli scorsi mesi le squadre di volontari delle varie regioni russe – con la prevedibile eccezione delle corti dorate di Mosca e San Pietroburgo – hanno quindi raggiunto il campo d’addestramento di Mulino per allenarsi all’uso degli ultimi mezzi moderni rimasti alla Russia, quali i carri armati T-80Bvm e T-90M e i mezzi blindati per il trasporto truppe Bmp-3 aggiornati alla versione del 2015.

Come già denunciato su questo giornale lo scorso 7 luglio, il poligono di tiro è stato invece costruito dall’azienda tedesca Rheinmetall dopo che l’ex ministro della Difesa Serdyukov rimase impressionato dalla visita a un simile centro costruito dalla compagnia a Letzlingen, in Sassonia. La commessa fu assegnata nel 2011 ma dopo le sanzioni del 2014 la costruzione dovette essere continuata dall’azienda russa Garnison (nuovo nome della Oboronservis, creata dall’ormai defenestrato Serdyukov) importando i necessari materiali dalla Germania. Rheinmetall ha recentemente diffuso un comunicato scarno in cui rifiuta questa interpretazione ma i dati delle esportazioni la smentiscono: se questa è la sua versione, dovrebbe almeno indicare da quale altro Paese sarebbero potute arrivare le risorse per completare un progetto tanto specialistico.

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In ogni caso il campo è stato usato per diverse settimane ai fini dell’addestramento di circa 15mila nuove Z truppen, armate con fucili d’assalto Ak-12 e giubbotti antiproiettili 6B45 nuovi di zecca. Qualche giorno fa queste unità, tra le quali ne spiccano ben due dedicate alla difesa antiaerea equipaggiate con i carri Buk-M2, hanno terminato i loro preparativi venendo però sperequate lungo gli oltre mille chilometri del fronte. Nonostante il loro equipaggiamento sia relativamente all’avanguardia, i neozetisti sono stati schierati solo in posizioni difensive al fine di coprire i buchi nella martoriata prima linea russa.

Questi rinforzi non sono stati inviati dove sarebbero davvero serviti. La controffensiva lanciata due giorni fa dall’esercito di Kyiv contro i circa 25mila soldati moscoviti che occupano l’oblast’ di Chersòn sta infatti avendo successo, riuscendo talvolta a respingere gli invasori di 10 chilometri. La logistica delle truppe silovike è in difficoltà e i rinforzi possono giungere solo tramite i traghetti approntati dal genio militare, bersagliati però da attacchi Himars ucraini proprio mentre scriviamo queste righe. A segnalare la gravità della situazione è persino Kyrylo Stremousov, il collaboratore ucraino nominato vicegovernatore dell’area dal criminale Putin. Fuggito dalla città, ha registrato un messaggio da Voronež (in Russia) nel quale smentisce categoricamente l’attacco con la classica faccia di bronzo della propaganda del suo dante causa. L’esercito russo è comunque ben trincerato in alcune delle sue posizioni e gli stessi giallazzurri invitano a non dare per scontata la vittoria: la liberazione di Chersòn sarà una battaglia lunga, come tutte quelle di questa guerra.

di Camillo Bosco

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