I soldati di Kadyrov che muoiono per un TikTok
Quando la vanagloria supera l’autoconservazione.
I soldati di Kadyrov che muoiono per un TikTok
Quando la vanagloria supera l’autoconservazione.
I soldati di Kadyrov che muoiono per un TikTok
Quando la vanagloria supera l’autoconservazione.
Quando la vanagloria supera l’autoconservazione.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Bianchi di polvere, i barbuti ceceni brancolano nella notte. Fantasmi in divisa che tossendo tradiscono la propria corporeità. Gole arse, occhi abbacinati, nasi infiammati. Sono i sopravvissuti dell’ultimo attacco ucraino.
Il despota Kadyrov, umorale lacchè del criminale Putin, continua a svuotare i ranghi dei suoi scagnozzi per mandarne plotoni e plotoni in Ucraina. Non è però felice di come la guerra viene combattuta e sostiene che «le città dei nemici devono essere spazzate via pietra su pietra se vengono bombardate le nostre, cosicché neanche osino pensare a tali attacchi». Intanto però la russa Belgorod è ormai abituale obiettivo dell’esercito di Kyïv, impegnato a rendere pan per focaccia ai moscoviti colpendo depositi di carburante e centrali elettriche. I bombardamenti siloviki con i droni kamikaze iraniani non soddisfano quindi Kadyrov, ma le devastazioni che paventa sono solo funzionali ad accrescere la sua supposta fama di spietato signore della guerra.
A questo proposito, dopo la ritirata da Charkìv aveva addirittura informato il mondo di aver assegnato ai reparti combattenti i suoi due figli minorenni, per nulla impensierito dal fatto che arruolare bambini soldato sia un crimine di guerra anche se con la benedizione paterna. Li ha persino coinvolti in una pantomima dove i due pargoli gli fanno dono di tre prigionieri ucraini, presi chissà dove. Il curriculum di vanagloria del padre ci esime dal pensarli davvero in pericolo al fronte, per loro fortuna.
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In questo fiume di vanterie grottesche il tributo di sangue che ha promesso al suo dante causa è pagato invece dalle famiglie di Sölƶa Ġala (nome originario di Groznyj) e di tutta la Cecenia. All’inizio della guerra le sue truppe svolgevano il ruolo di retroguardia, badando ad assicurare che alle Z truppen non vacillasse il coraggio, sapendo queste ultime che dietro di loro li aspettavano bocche di fucili non più amichevoli di quelle ucraine. Con l’intensificarsi degli scontri e delle perdite, anche i cosiddetti kadyroviti hanno nondimeno assaggiato le durezze della prima linea. Soprannominati “battaglioni TikTok” per le loro inesauribili dirette sui social, si supponeva che si fossero levati l’abitudine da quando un loro comandante era stato colto a Mariupol da un colpo di mortaio il cui tiro era stato corretto dallo stesso live streaming che stava trasmettendo.
Dopo quella e altre carneficine i loro ridicoli video di vane smitragliate a cespugli e altri avversari di dubbia ferocia si ridussero di parecchio ma a quanto pare si trattava solo di una temporanea mancanza di cameraman. Così all’arrivo delle nuove leve i video sono ripresi. L’ultimo riguardava un folto gruppo di soldati di Kadyrov acquartierati in un grande edificio. Il cellulare oscillava tra i commilitoni, raccogliendo invocazioni all’unico dio e incoraggiamenti, non disdegnando di riprendere i dintorni e finanche lo strimpellamento di un pianoforte. Non è stato difficile per l’esercito giallazzurro geolocalizzare l’edificio sulla riva Est del fiume Nipro (46.943476/33.706178, per i curiosi) e i razzi degli Himars sono piovuti di conseguenza. Così un centinaio di loro sono ora morti o feriti, mentre i sopravvissuti imbiancati dai calcinacci si chiedono ancora cosa sia successo e come il nemico abbia potuto individuarli. Domande ideali da porre nel corso della prossima diretta streaming.
Di Camillo Bosco
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