Il sistema sanitario di Mosca collassa sotto il carico dei feriti
Dal lontano Est prendono piede le critiche alla guerra.
Il sistema sanitario di Mosca collassa sotto il carico dei feriti
Dal lontano Est prendono piede le critiche alla guerra.
Il sistema sanitario di Mosca collassa sotto il carico dei feriti
Dal lontano Est prendono piede le critiche alla guerra.
Dal lontano Est prendono piede le critiche alla guerra.
Anche nel loro piccolo a Vladivostok s’incazzano. Quattro membri del Parlamento della regione di Primorskij Kraj (“Territorio del litorale”), informalmente chiamata Primorye, di cui la gorod (“città”) portuale è capoluogo, hanno infatti chiesto la fine della “operazione militare speciale” in corso in Ucraina. Va da sé che il presidente dell’oblast’ ha subito chiesto che Leonid Vasyukevich, il membro del Partito comunista che ha letto la dichiarazione firmata anche dai colleghi Gennady Shulga Natalya Kochugova e Aleksandr Sustov, venisse cacciato dal consesso. Il gesto di sfida rimane comunque agli atti anche perché il documento compilato dai quattro cospiratori per la pace ha al centro un altro tabù, oltre quello dell’appeasement col governo dei “nazidrogati” di Kyiv: quello delle colossali perdite che sta subendo l’armata russa nella guerra scellerata che Mosca ha imposto al mondo.
«Se non verrà interrotta l’operazione militare ci saranno sempre più orfani» afferma il testo sottoscritto. «Durante gli scontri i giovani muoiono o diventano disabili, mentre il nostro Paese si priva del loro contributo». Un lamento in fede e coscienza, quindi, di persone mature che non desiderano vedere la vita dei loro figli mietuta come lo stesso grano che ora la Russia ruba a tonnellate dal Paese dei Girasoli.
A chi ancora crede che siano dichiarazioni esagerate o per chi non voglia riconoscere gli oltre 30mila invasori caduti e conteggiati dagli ucraini, non rimane che leggere il report composto da “Bbc Russia”. La filiale della rete pubblica britannica non ha l’attitudine – che hanno invece dimostrato altri inviati internazionali, tra cui quelli italiani – di limitarsi alla ripetizione pappagallesca delle dichiarazioni silovike, come se la professione del giornalista sia sovrapponibile a quella del bidello scolastico intento a recitare le circolari nelle classi. I giornalisti di Sua Maestà hanno invece deciso di continuare il loro lavoro di inchiesta critica, zigzagando tra i pericoli delle leggi censorie del Cremlino imposte in spregio di quella libertà d’informazione che i putinisti europei di ogni calibro avocano nei Paesi democratici.
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La censura non può però impedire l’analisi dei dati di pubblico dominio e gli inglesi si sono dedicati a quelli della logistica, grande protagonista delle cronache di questa guerra, concentrandosi su quella ospedaliera. Il più vasto prodotto di una guerra sono infatti i feriti, che nei conflitti di solito superano di 3 o 4 volte il conto dei morti. La Federazione Russa aveva allestito degli ospedali da campo negli oblast’ di Kursk, di Belgorod e in Crimea ma la realtà ha travolto le aspettative del generale Gerasimov e ora l’inchiesta riporta che più di 40 ospedali in tutta la Russia sono stati coinvolti nello sforzo bellico senza comunque riuscire a curare l’immensa mole di feriti provenienti dal fronte. I soldati spesso muoiono in attesa che si liberi una sala operatoria o un chirurgo capace di estrarre le schegge oppure amputare un arto.
Questi morti sono sulla coscienza del criminale Putin tanto quanto quelli ucraini, senza dimenticare i coraggiosi impegnati nel raccontare sul campo gli scontri. Come il giornalista francese Frédéric Leclerc, ucciso ieri vicino Sjevjerodonec’k. Secondo le testimonianze, una granata russa ha colpito il convoglio di aiuti umanitari nel quale si trovava, raggiungendolo al collo attraverso il parabrezza mentre svolgeva il suo lavoro al pari dei colleghi inglesi.
di Camillo Bosco
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