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La bandiera dell'Ue è entrata nel parlamento ucraino

La bandiera dell’Ue è entrata nel parlamento ucraino

La bandiera dell’Unione europea è stata issata nella Verchovna Rada. Gli ucraini resistono e attaccano ma l’avanzata della Russia non accenna ad arrestarsi.
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La bandiera dell’Ue è entrata nel parlamento ucraino

La bandiera dell’Unione europea è stata issata nella Verchovna Rada. Gli ucraini resistono e attaccano ma l’avanzata della Russia non accenna ad arrestarsi.
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La bandiera dell’Ue è entrata nel parlamento ucraino

La bandiera dell’Unione europea è stata issata nella Verchovna Rada. Gli ucraini resistono e attaccano ma l’avanzata della Russia non accenna ad arrestarsi.
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La bandiera dell’Unione europea è stata issata nella Verchovna Rada. Gli ucraini resistono e attaccano ma l’avanzata della Russia non accenna ad arrestarsi.
Scortata da tre paracadutisti, la bandiera dell’Unione europea è entrata nella Verchovna Rada. Il Parlamento ucraino al gran completo era lì ad accoglierla con un emozionato applauso, mutatosi presto in un solenne battito ritmico. I soldati l’hanno posizionata al lato della presidenza, speculare a quella dell’Ucraina. Saranno quindi queste le colonne d’Ercole che d’ora in poi segneranno la vita del Paese dei Girasoli, che ha raccolto come unico vantaggio di questa guerra il riconoscimento del suo posto nella grande famiglia delle democrazie europee. Con la decisione di Bruxelles si è quindi sanata la frattura operata secoli fa dall’invasione mongola, che relegò uno dei più ricchi e vasti regni dell’Occidente, il rus’ di Kyiv, a una evoluzione divergente. Biforcazione rinforzata dagli accordi di Yalta – siglati paradossalmente sulle rive ucraine del Mar Nero – che giustificarono l’aspirazione della Moscovia a una derzhava (“statualità imperiale”) eurasiatica. Al momento le Z truppen stanno premendo con vigore su Lysyčans’k sfruttando la graduale evacuazione del saliente decisa dal comando interforze ucraino. Conquistata la raffineria, i paracadutisti del generale Mikhail Teplinsky, successore del collega Serdjukov, stanno tentando di avanzare in direzione Nord-Est. Allo stesso tempo, le truppe del generale Židko stanno calando da Nord dopo aver conquistato la cittadina di Pryvillja. Le truppe del generale Alexander Lapin, comandante del Distretto militare occidentale, sembrano però incapaci o non interessate a guadare il Donetto per rinforzare l’assedio da Est. Diversi resoconti riportano inoltre come impraticabile una porzione della famosa autostrada T-13-02 che collega Artemivs’k al fronte, proprio all’altezza della raffineria. Sia le truppe rusciste che i loro costanti bombardamenti rendono infatti troppo pericoloso percorrere l’arteria, ma i rifornimenti ucraini continuano ad arrivare ai difensori grazie alla strada C131228 situata a Nord. Su quella stessa via, in direzione opposta, si muovono invece migliaia di civili sfollati, motivati dagli orrori di Buča e Marienpol. In questa fase dinamica dell’avanzata russa, le forze giallazzurre non mancano tuttavia di infliggere pesanti perdite all’invasore: questa settimana ben sei depositi di munizioni sono stati distrutti nel Donbas, colpendo le riserve dell’artiglieria del Cremlino. Gli obici del criminale Putin, impegnati a scaricare circa 60mila proiettili al giorno sui mille chilometri del fronte, rischiano così di rimanere senza munizioni tanto che è stata intercettata la richiesta di rifornimenti ai magazzini bielorussi. Il già mastodontico e potenzialmente infinito aiuto militare promesso dall’Occidente all’Ucraina mantiene questi limitati successi russi in un’ottica di possibile reversibilità nei prossimi mesi, ma una nuova nube si affaccia all’orizzonte. Frustrata dalla semi-fallimentare “mobilitazione silenziosa” nelle regioni di confine, la Duma russa si sta ora impegnando per trasferire le prerogative esecutive da Paese in guerra – come la coscrizione forzata o la pianificazione produttiva statale – nell’attuale contesto ambiguo di “operazione militare speciale”. Se questo piano legislativo andrà in porto, la sofferenza degli ucraini si allungherà e dovremo assistere a molti altri “atti di buona fede” russi su obiettivi civili.   di Camillo Bosco

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