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controffensiva ucraina

La controffensiva ucraina mette in fuga i russi

La perdita delle terre a Ovest dell’Oskil e di Izjum, di seguito alla controffensiva ucraina, rende impossibile una reazione russa.

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La controffensiva ucraina mette in fuga i russi

La perdita delle terre a Ovest dell’Oskil e di Izjum, di seguito alla controffensiva ucraina, rende impossibile una reazione russa.

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La controffensiva ucraina mette in fuga i russi

La perdita delle terre a Ovest dell’Oskil e di Izjum, di seguito alla controffensiva ucraina, rende impossibile una reazione russa.

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La perdita delle terre a Ovest dell’Oskil e di Izjum, di seguito alla controffensiva ucraina, rende impossibile una reazione russa.

A oggi non vi sono più russi nel territorio del Paese dei Girasoli a Ovest del fiume Oskil. Migliaia di chilometri quadrati di territorio ucraino sono stati liberati dall’occupazione ruscista e l’hub strategico russo di Izjum è stato ripreso dalle truppe di Kyïv. Addio teoria del panrussismo, addio novoróssija, addio russkji mir, addio ai sogni imperiali del criminale Putin. Ogni menzogna russa – e dei loro fiancheggiatori zetisti d’ogni risma – è stata spazzata via dalla rotta di Charkìv. Chi compulsa le nostre pagine sapeva sin da maggio che per la legge quadratica di Lanchester il fronte russo si sarebbe prima o poi sfarinato ma nessuno poteva immaginare quando e, soprattutto, dove. Quel che era accessibile solo tramite preveggenza è stato tuttavia indotto dall’astuzia ucraina.

Utile premessa: il “controllo riflessivo” è una consolidata dottrina dell’esercito russo. All’ufficiale di Mosca è stato insegnato che grazie alla maskirovka (l’inganno) può indurre il nemico ad assumere le decisioni necessarie per la sua stessa sconfitta. Per ironia della storia è stata però l’armata russa a cadere vittima di questa strategia, subendo una delle più grandi disfatte militari dalla fine della Seconda guerra mondiale. Prima dello scorso 29 agosto le truppe del presidente Zelens’kyj avevano bombardato costantemente le vie di rifornimento delle truppe russe sulla riva Ovest del fiume Nipro. L’intenzione era chiarissima e quando è stata infine lanciata la controffensiva su Chersòn il comando russo aveva già inviato nella zona cospicui rinforzi. I 25mila soldati ammassati lì dal Cremlino non erano però nati sotto un cavolo bensì erano stati spostati da altre aree dei 1.500 chilometri del fronte.

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Questa ennesima diluizione dei presidi della prima linea ha dato quindi la possibilità agli uomini del generale ucraino Oleksandr Stanislavovych Syrskyi di operare un attacco opportunistico contro le rarefatte difese russe. Nel cosiddetto “Bosco dell’Elefante” – precedentemente presidiato dalla 36esima Brigata di fanteria meccanizzata russa e ora abbandonato – gli ucraini hanno trovato un ‘buco’ dove potersi incuneare per spazzare la retroguardia russa. La prima linea moscovita si è così trovata impossibilitata a resistere a uno sfondamento corazzato.

Sia comunque chiaro che la controffensiva ucraina sul Nipro non è una finta. Si tratta di un attacco molto complesso che si muove su ben tre direttrici (Nord, Centro, Sud) con un coordinamento che non ha niente da invidiare agli eserciti Nato. Proprio mentre scriviamo, nel saliente Sud il comando russo è arrivato alla decisione disperata di far arretrare le proprie truppe di circa 10 chilometri verso la riva Est del rio, in modo tale da porre la linea di contatto sotto il tiro delle proprie artiglierie sull’altra sponda. Si potrebbe pensare che si tratti di una scelta intelligente ma obbligare le proprie artiglierie in un settore tanto specifico le renderà facile preda dell’aviazione e dello stesso controfuoco delle artiglierie ucraine che, grazie alle donazioni occidentali, godono di maggiore portata.

In ogni caso, un disastro simile a quello di Charkìv è forse paragonabile solo alla rotta con cui le truppe assadiste fuggirono da Idlib nel 2015, perdendo l’intera provincia. Questa disfatta obbligò la Russia a intervenire in Siria per salvare l’alleato Assad, ma l’ipotesi che il regime di Damasco possa oggi ricambiare il favore è, per usare un eufemismo, assai improbabile.

di Camillo Bosco

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