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Le bugie del Cremlino sulla mobilitazione

Le bugie del Cremlino sulla mobilitazione

I russi arruolati in questo folle confitto sarebbero circa mezzo milione: numeri di gran lunga superiori a quei 300mila proclamati dal Cremlino. Tutti nella totale disorganizzazione.
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Le bugie del Cremlino sulla mobilitazione

I russi arruolati in questo folle confitto sarebbero circa mezzo milione: numeri di gran lunga superiori a quei 300mila proclamati dal Cremlino. Tutti nella totale disorganizzazione.
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Le bugie del Cremlino sulla mobilitazione

I russi arruolati in questo folle confitto sarebbero circa mezzo milione: numeri di gran lunga superiori a quei 300mila proclamati dal Cremlino. Tutti nella totale disorganizzazione.
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I russi arruolati in questo folle confitto sarebbero circa mezzo milione: numeri di gran lunga superiori a quei 300mila proclamati dal Cremlino. Tutti nella totale disorganizzazione.
La congerie di massacanaglia russa che affolla l’Ucraina dallo scorso febbraio – e che riassumiamo spesso in Z truppenpotrebbe avviarsi a divenire ancor più folta di quanto s’immaginava. In maniera assai astuta, il sito indipendente russo di notizie “Meduza” ha infatti tentato di calcolare in base agli sposalizi l’effettivo numero delle persone mobilitate. La legge russa prevede la possibilità di rilasciare una licenza di matrimonio urgente in caso di coscrizione, così che la sposa possa godere dei benefit del marito combattente nonché dell’assai generoso “obolo del feretro” in caso di sua dipartita. Ciò rende l’unione legale di una coppia un atto quasi automatico per via della sua convenienza economica. Se la Russia formale teneva nascoste tali statistiche, la sua stessa endemica corruzione le ha rese disponibili ai reporter e dall’analisi ragionata dei dati è emersa la conferma di quanto molti sospettavano e temevano. I russi arruolati a forza sarebbero così al momento quasi mezzo milione, con una grande disparità tra gli alti percentili di uomini drenati nelle periferie etniche e le invece modeste percentuali di soldati provenienti da città come Mosca. Numeri ben superiori a quei 300mila proclamati dal Cremlino (per non creare panico tra la popolazione) e che dimostrano la lungimiranza di quei sudditi del criminale Putin che sono fuggiti a centinaia di migliaia oltreconfine per evitare di finire nel tritacarne. Tra coloro che si sono lasciati fregare non vi sono però solo innocenti costretti dal regime siloviko, dacché molti si sono bevuti davvero le fesserie della propaganda e pensano di andare nel Paese dei Girasoli a difendere la loro madrepatria. Ad attendere tutti vi è comunque un brusco risveglio. «Mamma, a che categoria di disabilità appartieni? Se sei di primo o secondo grado posso tornare per assisterti» chiede al telefono il mobiko, ansioso di lasciare le trincee. L’umore s’inabissa quando la madre ammette di essere ‘solo’ una disabile di terzo grado. «Non posso farmi catturare, devo scontare ancora diciott’anni in Ucraina» confessa alla moglie un mobilitato, probabilmente prelevato da una di quelle galere dove spesso i donbasiani reclutano i convitti. Un altro soldato russo si è ritrovato rapito addirittura dalle stesse truppe donbasiane alla ricerca di un facile riscatto, per essere rilasciato solo dopo l’intervento del suo comandante. Le telefonate intercettate dai servizi segreti di Kyïv raccontano bene il contraggenio con cui i mobiki affrontano lo sforzo bellico, tra cui ora si distinguono i rifiuti di intere unità a fare da carne da cannone. Nel terzo Battaglione del 488esimo Reggimento di fanteria meccanizzata della guardia – lo sappiamo dai video che loro per primi hanno diffuso – un gruppo ha deciso di non tornare in una posizione indifendibile dopo peraltro aver subìto il furto degli equipaggiamenti da parte d’ignoti commilitoni. Ora giacciono in una lurida cella, ma almeno sono vivi. Gli altri combattono – sotto equipaggiati e per nulla addestrati per ammissione degli stessi sicofanti putiniani – ma non si sa per quanto potranno ancora reggere gli assalti delle forze giallazzurre. Tra perdite, calcoli avventati e problemi materiali questa guerra pare ormai vivere – per citare Goethe – una spannung auf das wie, una suspense del come e non se verrà persa dalla Federazione Russa.   di Camillo Bosco

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