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Droni Cremlino

Lo strano caso dei droni sul Cremlino

Tutte le ipotesi dietro all’attacco con droni al Cremlino di ieri
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Lo strano caso dei droni sul Cremlino

Tutte le ipotesi dietro all’attacco con droni al Cremlino di ieri
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Lo strano caso dei droni sul Cremlino

Tutte le ipotesi dietro all’attacco con droni al Cremlino di ieri
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Tutte le ipotesi dietro all’attacco con droni al Cremlino di ieri

Erano da poco passate le 2 del mattino di ieri quando i residenti di Mosca hanno sentito due boati simili a tuoni provenire da dietro le mura del Cremlino. Subito dopo una colonna di fumo grigio si è alzata nel cielo notturno e le torce dei membri della sicurezza sono apparse sulla cinta muraria mentre le luci del palazzo venivano spente. È forse da quando Mathias Rust atterrò col suo piccolo aereo nella Piazza Rossa nel 1987 che i moscoviti non provavano una sorpresa simile e sui canali Telegram ci ha messo un istante a diffondersi il breve video di tredici secondi, ripreso dal lungofiume Sofiyskaya, in cui si vedono le spire grigie salire dal sancta sanctorum del potere russo.

Un altro filmato – pubblicato dalla testata russa “Baza” – inquadra l’esplosione di un drone in volo vicino alla cupola del Senatskiy Dvorets, il palazzo del Senato zarista poco distante dal celebre mausoleo di Lenin intorno al quale viene allestita la tribuna d’onore per la parata del 9 maggio. I rottami del velivolo intercettato hanno appiccato persino un modesto incendio alla cupola stessa e vedere la sommità di un palazzo del Cremlino in preda alle fiamme (per quanto lievi) era l’ultima cosa che ci saremmo aspettati in questa guerra. Anche questa volta la realtà ha superato la fantasia.

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Le ipotesi si sono moltiplicate finché l’ufficio stampa del presidente della Federazione Russa non ha pubblicato alle 14:35 dell’ora locale un comunicato in cui ha confermato l’attacco aereo. «Ieri notte il regime di Kyïv ha cercato di effettuare un attacco con droni contro la residenza del presidente della Federazione Russa al Cremlino». Un’ammissione lampante del completo fallimento della contraerea della capitale. «L’azione tempestiva dell’esercito e dei servizi segreti (l’Fso, la Federal’naja služba ochrany che ha il compito specifico di proteggere Putin, ndr.) ha permesso la disabilitazione dei dispositivi che si sono schiantati senza causare vittime o danni» prosegue il testo rilasciato, in una ricostruzione che – grazie al video di “Baza” – sappiamo essere bugiarda quantomeno nella parte relativa ai danni, ma che fa capire come siano state utilizzate contromisure elettroniche in extremis per impedire lo zaricidio. «La Russia si riserva il diritto di prendere contromisure come e quando riterrà appropriato» è l’avvertimento minaccioso, nonché prevedibile, con cui si conclude il messaggio.

Mychajlo Podoljak, consigliere del presidente ucraino Zelens’kyj, ha invece negato ogni addebito. D’altronde è possibile che l’attacco col drone sia stato opera dell’opposizione russa a Putin, che già ha rivendicato l’omicidio di Dar’ja Dugina e l’occupazione temporanea di un paesino dell’oblast’ di Brjansk. Così come non è escluso che si tratti di un auto-attentato, finalizzato a far vedere quanto in realtà siano gli ucraini gli aggressori.

Intanto la parata della vittoria del 9 maggio si terrà comunque, ma il volo dei droni è stato vietato in tutta la capitale russa per ovvi motivi. Da ieri Mosca si è così scoperta vulnerabile in un conflitto che prima sentiva lontano, mentre ora la sveglia nel cuore della notte come già da tempo accade in tutta l’Ucraina.

di Camillo Bosco

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