L’orda russa al massacro
Kyïv cerca bombe a grappolo mentre le Z truppen si buttano nel carnaio
L’orda russa al massacro
Kyïv cerca bombe a grappolo mentre le Z truppen si buttano nel carnaio
L’orda russa al massacro
Kyïv cerca bombe a grappolo mentre le Z truppen si buttano nel carnaio
Kyïv cerca bombe a grappolo mentre le Z truppen si buttano nel carnaio
Missili anticarro Javelin, lanciamissili motorizzati Himars, cannoni trainati M777 da 155 mm, sistemi antiaerei Patriot, carri armati Leopard. Dopo le iniziali indecisioni, l’aiuto militare occidentale all’Ucraina si è fatto consistente ed è destinato ad aumentare per contenere le continue escalation del Cremlino. Per Daniel Rice, consigliere speciale del comandante in capo dell’esercito ucraino Valerij Zalužnyj, nessuna di queste armi ha però avuto un impatto paragonabile a una singola donazione militare arrivata dalla Turchia di Erdoğan.
Rice, presidente della American University Kyiv (prima università di tipo statunitense in Ucraina) e vicepresidente della scuola Thayer Leadership (dedita al perfezionamento degli allievi ufficiali dell’Accademia militare di West Point), sostiene infatti che il vero game changer sia stato l’arrivo delle munizioni a grappolo turche per l’artiglieria. Tali armi sono in pratica una bomba che ne contiene centinaia di altre, a loro volta progettate per esplodere in mille frammenti all’altitudine che ne garantisca la maggiore diffusione e letalità.
A causa della loro straordinaria efficacia il loro uso è vietato da moltissimi Paesi, preoccupati degli effetti sulla popolazione civile. Non però la Russia, che ne ha fatto un largo e indiscriminato impiego sin dalle prime fasi della guerra. Anche se questi ripetuti e criminali bombardamenti sui civili sono la “profezia avverata” che aveva indotto gli altri Stati a sanzionarle, Kyïv non le usa certo nello stesso modo. Si sono infatti rivelate le uniche armi adatte a neutralizzare gli scriteriati assalti a ondate con cui Mosca, ormai a corto di mezzi corazzati, tenta di sbrindellare l’integrità territoriale del suo vicino.
«Usare i normali proiettili esplosivi d’artiglieria contro le concentrazioni di fanteria russa è come tirare frecce alle formiche. I Dpicm (Dual-purpose improved conventional munition) sono invece una sorta di lanciafiamme contro il formicaio stesso» dichiara Rice a “Euromaidan Press”. Una spiegazione assai icastica dell’impennata delle perdite di soldati russi (da 200 a 800 giornalieri) indicate nei bollettini dell’esercito giallazzurro. Tuttavia le bombe a grappolo turche scarseggiano e il presidente Biden si è dimostrato contrario a donare munizioni tanto controverse, nonostante gli arsenali statunitensi ne siano ancora pieni.
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Intanto l’esercito russo sprofonda nel caos. Si moltiplicano i video-appelli delle unità di mobilitati, che protestano perché destinati ad assalti insensati o perché integrati nelle strutture paramilitari degli Stati fantoccio donbasiani in luogo di quelle dell’esercito russo. Reparti tatari o tuvani sono stati rimpatriati immediatamente ma ai russi comuni spesso non rimane che morire o disertare. Altri devono addirittura vagare per settimane nelle retrovie soltanto per individuare a quale unità appartengono nel grande formicaio creato dall’avventatezza di Putin.
Di Camillo Bosco
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