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Mobilitazione: la Russia protegge i suoi pochi risultati

Le demoralizzate forze di Mosca si rinfoltiranno di giovani recalcitranti, richiamati dalla mobilitazione voluta da Putin.

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Mobilitazione: la Russia protegge i suoi pochi risultati

Le demoralizzate forze di Mosca si rinfoltiranno di giovani recalcitranti, richiamati dalla mobilitazione voluta da Putin.

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Mobilitazione: la Russia protegge i suoi pochi risultati

Le demoralizzate forze di Mosca si rinfoltiranno di giovani recalcitranti, richiamati dalla mobilitazione voluta da Putin.

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Le demoralizzate forze di Mosca si rinfoltiranno di giovani recalcitranti, richiamati dalla mobilitazione voluta da Putin.

Il tenente generale Serhiy Ivanovych Nayev del Comando interforze ucraino ha le idee chiare sui prossimi mesi: «Non importa quanti ne mobilitano, li seppelliremo comunque tutti». Non si tratta di spacconeria quando a parlare è l’alto ufficiale ucraino di Mohyliv-Podil’s’kyj che sta tenendo a bada nel Donbas le forze russe, incapaci dall’inizio dell’invasione di ottenere in quella zona un’avanzata degna di questo nome. Appoggiandosi alle robuste fortificazioni della linea di contatto del 2014 e approntando una difesa su più linee di trincee, il generale Nayev ha reso gli assalti delle Z truppen assai più sanguinosi di quanto immaginassero i generali di carta a Mosca. Se l’Operazione Z si è trasformata in una guerra di logoramento, costringendo il criminale Putin ad avviare la mobilitazione, è buona parte merito dell’eroico sacrificio dei soldati sotto il suo comando.

D’altronde la mobilitazione russa pare a tutti, persino ai nazionalisti russi come il criminale di guerra Igor Girkin, un’azione tardiva che però potrà almeno stabilizzare il fronte. Questo dettaglio è infatti sfuggito a molti, anche a causa del vittimismo siloviko, ma il discorso dello zetista in capo ha segnato un cambio molto significativo nella strategia russa. Lo scopo della non-guerra non è quindi più avanzare, liberare, sovvertire il «regime di nazidrogati che ha preso il controllo di Kyiv» ma l’umile tentativo di mantenere quello che si è già arraffato, persino minacciando l’uso dell’arsenale nucleare.

«Non è un bluff» d’altronde si dice quando la tua credibilità rasenta lo zero, ma la Federazione Russa è disperata e ha bisogno di alcuni mesi di respiro per inviare i suoi mobiki (soldati mobilitati) al fronte e creare i presupposti per uno stallo alla coreana con cui tormentare l’Occidente per qualche decina d’anni. I primi segnali però danno a intendere che l’aggressività russa stia invece spazzando via ogni timore europeo e statunitense, auspicando nuove sanzioni contro la Russia e nuovi invii di armi all’Ucraina.

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Intanto la logistica militare e quella civile dovranno curarsi delle nuove migliaia di persone che arricchiranno l’armata russa. La maggior parte del primo scaglione verrà di certo sbattuta in prima linea dopo pochi giorni di addestramento per rinfoltire i ranghi devastati dei vatnik. I più fortunati potranno finire nel campo d’addestramento di Mulino – costruito dalla tedesca Rheinmetall aggirando le sanzioni – per costituire il IV Corpo d’armata, il quale tuttavia non promette di essere più efficace dei primi tre.

Mentre i cittadini russi si disperano e salgono su ogni mezzo possibile per abbandonare il Paese e sfuggire così alla coscrizione, il Cremlino ha approfittato della confusione per realizzare uno scambio di prigionieri assai controverso agli occhi degli zetisti. In cambio dell’oligarca collaborazionista Viktor Medvedčuk e di una cinquantina di altri prigionieri, ha consegnato in Turchia più di 200 eroi di Azovstal, tra cui anche i due cittadini anglo-ucraini e il cittadino marocco-ucraino che il pupazzo Pušilin aveva fatto condannare a morte. Per tutta risposta a questo ‘insulto’, il nazista Alexey Milchakov Yurevic – capo dell’altrettanto nazista brigata Rusič aggregata alla Wagner e quindi all’esercito russo – ha pubblicato su Telegram una guida dettagliata su come uccidere i prigionieri di guerra senza lasciare tracce o sospetti nella catena di comando.

La speranza è che l’offensiva ucraina in corso in queste ore sull’Oskil spazzi via per sempre questa marmaglia.

di Camillo Bosco

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