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Z truppen

Nessuna carità sul fronte russo in Ucraina

Mosca blocca aiuti privati ai suoi soldati: le Z truppen non potranno più ricevere fucili, radio e droni nonostante manchi di tutto. Perché il rifiuto del senso di civiltà è proprio dei siloviki, anche ai propri danni.
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Nessuna carità sul fronte russo in Ucraina

Mosca blocca aiuti privati ai suoi soldati: le Z truppen non potranno più ricevere fucili, radio e droni nonostante manchi di tutto. Perché il rifiuto del senso di civiltà è proprio dei siloviki, anche ai propri danni.
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Nessuna carità sul fronte russo in Ucraina

Mosca blocca aiuti privati ai suoi soldati: le Z truppen non potranno più ricevere fucili, radio e droni nonostante manchi di tutto. Perché il rifiuto del senso di civiltà è proprio dei siloviki, anche ai propri danni.
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Mosca blocca aiuti privati ai suoi soldati: le Z truppen non potranno più ricevere fucili, radio e droni nonostante manchi di tutto. Perché il rifiuto del senso di civiltà è proprio dei siloviki, anche ai propri danni.
Dal 30 giugno scorso gli aiuti umanitari non possono più raggiungere i territori dell’autoproclamata repubblica di Donec’k. Denis Pušilin, il dittatore dello Stato fantoccio, ha infatti promulgato il decreto n. 338 che stabilisce uno stretto controllo su tutto ciò che viene inviato verso l’area dall’estero, Russia compresa. Per aiuti umanitari non si intendono però solo cibo e acqua per i profughi, anzi: la stragrande maggioranza degli invii, in questi ultimi mesi, hanno riguardato soprattutto corazze e materiale per curare i soldati sul campo nonché elmetti e molti, moltissimi droni.  Non è un fenomeno nuovo né unico di questa guerra, giacché da quando l’uomo combatte vi è sempre stata la possibilità di ricevere un “pacco da casa” che completi l’equipaggiamento fornito dallo Stato. Persino nel fornitissimo esercito americano non è raro trovare personalizzazioni di armi e divise ottenute dai soldati grazie a investimenti privati che rispondono a puro perfezionismo: mirini più precisi, un fucile più saldo, una corazzatura più comoda, un visore con una funzione particolare. Nell’esercito russo e tanto più in quelli delle aberrazioni pseudostatali di Luhans’k e Dones’k, vi è invece scarsità di tutto e spesso il mobiliko (soldato coscritto) deve provvedere da sé al recupero di un equipaggiamento decente con propri mezzi o con l’odioso saccheggio delle risorse del nemico. Per quantificare la disperazione, è ormai noto come i soldati dell’armata russa arrivino a razziare persino mutande e calzini dozzinali dei malcapitati ucraini. Senza citare gli scarponi Nato, premio prezioso per gli zetisti più meritevoli. In questo mare di necessità – quasi da Terzo mondo – la rete dei blogger militari russi, molto seguita su Telegram, ha lanciato innumerevoli iniziative per venire incontro ai bisogni delle Z truppen. Facendo leva sul revanscismo dei sudditi del criminale Putin, milioni di rubli (non così impressionanti, con l’inflazione russa attuale) sono stati raccolti per “pareggiare il campo” con gli ucraini, che al contrario possono contare sugli aiuti occidentali. D’altronde, grazie a un crowdfunding il popolo lituano ha recentemente donato un intero drone Bayraktar con tanto di missili (dal valore complessivo di 7 milioni e mezzo di euro) ai difensori del Paese dei Girasoli, quindi è chiaro come da parte russa si avverta un sostanziale senso di inferiorità. Ora però la gara è finita. D’ufficio, con un timbro calato dall’alto. Fucili e munizioni non potranno più essere inviati liberamente dalla Russia al Donbas così come le radio moderne (altra grande carenza che ha regalato tanti facili bersagli ai cecchini e alle artiglierie giallazzurre) e persino i droni, ormai fondamentali per la ricognizione e la correzione dei tiri d’artiglieria e di mortaio. L’ordine n. 338 potrà sembrare assolutamente illogico a noi occidentali, quasi al limite del sabotaggio, ma è invece del tutto ragionevole per il regime ruscista. I siloviki trovano infatti intollerabile qualsiasi forma di “società civile” che si possa formare al di fuori della loro influenza, persino se è comunque dalla loro parte. Per ora si trattava di un gruppo impegnato ad aiutare i suoi soldati, ma è pur sempre una rete di persone che si stava saldando per un ideale (per quanto abietto) e Mosca preferisce reprimere la carità verso le sue truppe piuttosto che rischiare di coltivare un possibile competitor in futuro.   di Camillo Bosco

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