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Putin programma l’olocausto dei russi

Le vittorie ucraine si accumulano sotto l’ominosa minaccia nucleare
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Putin programma l’olocausto dei russi

Le vittorie ucraine si accumulano sotto l’ominosa minaccia nucleare
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Putin programma l’olocausto dei russi

Le vittorie ucraine si accumulano sotto l’ominosa minaccia nucleare
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Le vittorie ucraine si accumulano sotto l’ominosa minaccia nucleare
Il Cremlino ha trovato una brillante soluzione per l’annoso problema della disoccupazione nel campo dell’aviazione civile. I piloti e tutto il personale a spasso per le sanzioni post 24 febbraio hanno infatti ricevuto la lettera di mobilitazione e buonanotte ai suonatori. Sono comunque in ottima compagnia: anche i dipendenti di Gazprom, Lukoil e altre compagnie strategiche per l’economia russa hanno ricevuto la fatidica lettera per il fronte. Dopo aver perso un milione netto di popolazione in seguito al periodo Covid e alla scarsa natalità, ora il criminale Putin pare deciso a macinare nel tritacarne ucraino quel che rimane della sua popolazione maschile attiva. I siloviki sono impegnati in un vero e proprio olocausto della loro popolazione: ben più di 50mila sudditi dello zar hanno già morso la polvere e decine di migliaia sono i feriti e gli invalidi tornati a casa. Tuttavia ancora non basta. Persino gli ormai rarissimi lavoratori It (Information technologies, i cosiddetti informatici) sono chiamati a riempire le unità dedicate alla guerra elettronica. In televisione è stata chiamata «mobilitazione parziale» per evitare panico e rivolte, ma si tratta a tutti gli effetti di una chiamata in stile guerra totale dove è già caduto il tabù del servizio militare femminile. Anche se al momento nessuna donna è stata convocata negli uffici di reclutamento, i volantini per incoraggiare l’arruolamento delle soldatesse vengono diffusi con decisione. Una frenesia tale dà credito alla voce secondo cui il numero di coscritti desiderato da Mosca – e inserito in un comma segreto – sia pari a un milione. Il portavoce Peskov l’ha negato con forza, quindi confermandolo appieno per la legge aurea che abbiamo imparato negli scorsi ultimi mesi: “Non credere a niente finché il Cremlino non lo smentisce”. D’altronde pochi giorni fa Peskov aveva negato persino la possibilità stessa della mobilitazione, ma forse si riferiva a suo figlio che – vittima di uno scherzo telefonico – per sfuggire all’esercito ha subito fatto valere il suo pedigree. Frattanto che i mobilitati si ubriacano, dormono per terra e litigano fra loro qualcuno però lancia molotov contro i centri di reclutamento e le amministrazioni locali, come nella città Tol’yatti (intitolata a Palmiro Togliatti). Nell’attesa dei rinforzi, il fronte russo seguita il suo sbriciolamento progressivo. Il bastione difensivo di Lyman – che protegge tutto il fianco Sud del traballante fronte ruscista sul fiume Oskil – è a rischio di accerchiamento in giorni, se non ore. Gli ucraini sono entrati a Ovest nella cittadina di Drobysheve e a Est nel villaggio di Yampil’; quando raggiungeranno Tors’ke, a Nord, le unità superstiti russe non avranno altra scelta che arrendersi e potremmo assistere a un’altra fuga precipitosa che allontanerebbe le Z truppen dal fiume Donetto. Bachmut, più a Sud nel Donbas, rimane il luogo dove i combattimenti sono più duri: quei trenta chilometri sono l’ultimo punto rimasto su tutto il fronte in cui i russi conservano una superiorità d’artiglieria. Nonostante le minacce nucleari dello zetista in capo, le forze giallazzurre stanno quindi combattendo come diavoli mentre a Snihurivka, nella porzione occupata dell’oblast’ di Mykolaïv, si è tenuta addirittura una manifestazione contro i referendum farsa. Il coraggio ucraino è fuor di dubbio, quello occidentale sarà testato nelle prossime settimane: come si suol dire, adda passà ‘a nuttata.   Di Camillo Bosco

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