L’Ucraina approfitta della rigidità russa
Sjevjerodonec’k è caduta nelle mani dei russi. Si tratta, però, di una conquista poco importante, mentre Kyiv ha dissanguato le unità nemiche impegnate nella presa dell’oblast’ di Luhans’k.
L’Ucraina approfitta della rigidità russa
Sjevjerodonec’k è caduta nelle mani dei russi. Si tratta, però, di una conquista poco importante, mentre Kyiv ha dissanguato le unità nemiche impegnate nella presa dell’oblast’ di Luhans’k.
L’Ucraina approfitta della rigidità russa
Sjevjerodonec’k è caduta nelle mani dei russi. Si tratta, però, di una conquista poco importante, mentre Kyiv ha dissanguato le unità nemiche impegnate nella presa dell’oblast’ di Luhans’k.
Sjevjerodonec’k è caduta nelle mani dei russi. Si tratta, però, di una conquista poco importante, mentre Kyiv ha dissanguato le unità nemiche impegnate nella presa dell’oblast’ di Luhans’k.
La città di Sjevjerodonec’k è infine caduta nelle mani delle forze rusciste. Il comando centrale dell’esercito ucraino ha ordinato ieri la ritirata di quei difensori che qualche settimana fa, con un contrattacco a sorpresa, hanno messo in stallo l’avanzata delle truppe russe. Con la caduta di Zolote a Sud è infatti divenuto necessario rimodulare la linea difensiva portando i soldati al di qua del fiume Donetto. Quel poco che rimane della fanteria russa nelle rovine dall’altro lato potrà così festeggiare la conquista della città, che rimane però irrilevante a livello strategico.
Kyiv ha giocato invece molto bene le sue carte nello sfruttare l’ottusità ideologica delle direttive belliche del Cremlino e ha raggiunto l’obiettivo di dissanguare le unità nemiche impegnate nella presa dell’oblast’ di Luhans’k. Dopo che il contrattacco a Ovest di Izjum ha rallentato le truppe russe a Nord, sono quindi ora i combattimenti per Lysyčans’k e l’autostrada Т-13-02 la nuova priorità dell’esercito di Zelens’kyj, mentre gli elicotteri russi hanno già colpito almeno un ponte di collegamento presso Vovchoyarivka.
Se gli ucraini riusciranno a difendere efficacemente anche questo corridoio lungo circa 40 chilometri e largo pressappoco 25 si vedrà nelle prossime settimane, ma l’efficace e ordinata ritirata dalla sacca di Zolote depone a favore delle capacità strategiche di Valerij Zalužnyj, il comandante in capo delle forze giallazzurre. In ogni caso, persino la conquista russa del corridoio da Lysyčans’k a Soledar – remota agli attuali ritmi ma pur sempre possibile – non rappresenterebbe la fine di questa guerra poiché i due belligeranti hanno una visione delle condizioni di vittoria molto diversa.
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L’Ucraina considererebbe accettabile, in via ipotetica, almeno il ristabilimento della situazione ante 24 febbraio, ma rappresenterebbe un’importante vittoria la liberazione dell’intero Donbas e addirittura una vittoria schiacciante la restituzione della Crimea e la distruzione del ponte di Kerč’, chiodo finale sulla bara del prestigio russo.
Il regime siloviko invece forse accoglierebbe come condizione minima di vittoria il configurarsi di una “situazione coreana” a fronte della conquista dell’intera Novorossija, individuata grossomodo nel territorio che ora occupa più gli oblast’ di Donec’k e Odessa, quest’ultima al momento ben lontana dalle Z truppen. Una accettabile vittoria russa sarebbe, ça va sans dire, vedere i propri carri da Kyiv sino a Leopoli, che però innescherebbero inevitabili tensioni territoriali con Polonia (Leopoli stessa) e Ungheria (la regione della Transcarpazia).
Nei sogni del criminale Putin la vittoria suprema comporterebbe l’annessione di Ucraina e Moldavia nel territorio della Federazione Russa. Le prospettive di tale lauto banchetto sono tuttavia assai lontane, come testimonia l’uccisione ieri del collaborazionista Dmytro Savluchenko a Chersòn, ultima vittima dei partigiani ucraini in città.
Nel caso in cui i soldati di San Giorgio riuscissero a superare il muro di fuoco delle nuove artiglierie meccanizzate inviate dagli alleati occidentali, allora il generale Židko potrebbe spostarli di nuovo in Bielorussia.
Lì potrebbero unirsi ai tre malconci Gruppi tattici di battaglione tenuti in riserva a questo scopo. Al momento, però, l’unica altra forza militare che Mosca sta riuscendo a mobilitare è il cosiddetto Terzo corpo d’armata, seguendo la tassonomia dei primi due corpi di milizie degli pseudo Stati donbasiani. Che il Cremlino abbia rinunciato a creare vere e proprie nuove armate la dice molto lunga sullo stato di salute delle sue forze militari.
Di Camillo Bosco
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