Soldati non addestrati mandati al massacro
La mobilitazione russa duetta grottescamente con i fallimenti bellici di Mosca.
Soldati non addestrati mandati al massacro
La mobilitazione russa duetta grottescamente con i fallimenti bellici di Mosca.
Soldati non addestrati mandati al massacro
La mobilitazione russa duetta grottescamente con i fallimenti bellici di Mosca.
La mobilitazione russa duetta grottescamente con i fallimenti bellici di Mosca.
Anche nel loro piccolo, a Omsk, s’incazzano. I mobiki (soldati mobilitati) nel capoluogo siberiano hanno registrato un video in cui lamentano sia di non aver ricevuto lo stipendio sia il fatto che non lo vedranno in futuro. Il loro governatore regionale ha ammesso infatti che non sono disponibili adeguati stanziamenti a riguardo. Non è andata meglio ad altri, lasciati addirittura in campi aperti a dover improvvisare bivacchi e giacigli, mentre inizia l’inverno. Chi pensa siano metodi all’avanguardia per insegnare tecniche survivaliste alle nuove leve può ricredersi: è pura disorganizzazione. Lo stesso governatore di Kursk ha ben descritto uno degli edifici per l’alloggio dei mobilitati nella sua regione: «Ho visto una mensa devastata e sporca, docce rotte e arrugginite e soprattutto mi ha colpito l’assenza di letti». Un’involontaria preparazione psicologica, insomma, al venire usati come carne da cannone. Così come già avviene sul fronte dove avanza a grandi passi il collasso generale del ‘sistema esercito’ della Federazione Russa.
Circa 10 brigate ucraine, i cui effettivi variano notevolmente ma che rappresentano comunque almeno una decina di migliaia di uomini, sono impegnate nel push a Nord di Chersòn. Stanno inseguendo i malconci rimasugli della 205esima brigata di fanteria meccanizzata russa che nella fuga ha abbandonato una miriade di vetusti carri T-62. I mezzi corazzati, nominati così perché introdotti nel 1962, sono buoni in effetti più per i musei che per la prima linea e tuttavia il criminale Putin li ha ritenuti invece adatti come rinforzo alle sue Z truppen. Saggezza popolare insegna che “in tempi di carestia, ogni fosso è trincea” ma meglio non chiedere un commento su questi azzardati sillogismi ai moscoviti disperati che ora corrono per salvarsi la pelle. Comunque, anche qui c’è chi sta peggio.
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La 126esima brigata di difesa costiera dell’esercito di Mosca è stata dichiarata annientata e i superstiti sono stati aggregati all’11esima brigata Vdv (paracadutisti), già ridotta a metà dell’organico. La 34esima brigata di fanteria alpina invece aveva già ricevuto mobiki donbasiani come rinforzi, macinati però nel tentativo di contrastare la testa di ponte ucraina sul fiume Inhulec’. Per rinforzare questa compagine macilenta è stata dislocata la 98esima brigata Vdv – mai ricomposta interamente dopo i disastrosi attacchi contro Kyïv – mentre si stanno muovendo ulteriori convogli da Melitopol: almeno una compagnia di lanciamissili motorizzati Grad, una di artiglieria motorizzata e diversi camion logistici con cui potenziare il servizio chiatte.
Inutile sottolineare come questa testarda difesa delle posizioni a Ovest del fiume Nipro stia andando a detrimento del segmento centrale del fronte russo, a Sud di Zaporiggia. Da settimane l’esercito di Zelens’kyj sta testando le difese rusciste su quel saliente per trovare una zona dove infliggere un attacco in forze. Come già sulle altre due ali dei 1.500 chilometri di fronte, ogni soldato mandato da lì a Bachmut o a Chersòn è un regalo alla prossima controffensiva giallazzurra. L’ottusità del corrotto regime siloviko si sta rivelando quindi il più grande e involontario alleato della resistenza ucraina, che ha ottenuto nelle rovinose ritirate dei reparti dei moscoviti centinaia di nuovi mezzi e sempre più occasioni per impiegarli contro gli stessi invasori.
Di Camillo Bosco
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