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Dai siti governativi statunitensi la crisi climatica è scomparsa
Donald Trump, insediatosi nemmeno da un mese, sta iniziando a rimuovere o declassare ogni riferimento alla crisi climatica
Dai siti governativi statunitensi la crisi climatica è scomparsa
Donald Trump, insediatosi nemmeno da un mese, sta iniziando a rimuovere o declassare ogni riferimento alla crisi climatica
Dai siti governativi statunitensi la crisi climatica è scomparsa
Donald Trump, insediatosi nemmeno da un mese, sta iniziando a rimuovere o declassare ogni riferimento alla crisi climatica
Donald Trump, insediatosi nemmeno da un mese, sta iniziando a rimuovere o declassare ogni riferimento alla crisi climatica
La tecnica è antica: nascondere la polvere sotto il tappeto. Così Donald Trump, insediatosi nemmeno da un mese, sta iniziando a rimuovere o declassare ogni riferimento alla crisi climatica nei siti web dei dipartimenti governativi. Il Dipartimento della Difesa, per esempio, non ha più il suo portale sul clima e così anche il Dipartimento di Stato. Nel sito della Casa Bianca fino a qualche tempo fa avreste potuto trovare una pagina sui cambiamenti climatici. Ora non c’è più.
Il Dipartimento dei Trasporti, che ha guadagnato un posto centrale nel dibattito sulla crisi ambientale, non ha più nel sito la sezione “Clima e sostenibilità”. E ha anche optato per stoppare i finanziamenti relativi «al cambiamento climatico, alle emissioni di gas serra, all’equità razziale, all’identità di genere, agli obiettivi di “diversità, equità e inclusione”, alla giustizia ambientale o all’iniziativa Justice40». Strategia di deregolamentazione, così la fa passare il segretario ai Trasporti Sean Duffy. L’obiettivo sarebbe combattere quelle scelte politiche che hanno impedito la crescita economica «dando priorità ai programmi di estrema sinistra».
Queste scelte si muovono nella stessa direzione dell’ordine esecutivo che ha permesso a Trump di tirarsi fuori dall’Accordo di Parigi. Per Michael Mann, climatologo dell’Università della Pennsylvania, «dovremmo prepararci al peggio. Le chiavi della macchina sono state date agli inquinatori e ai plutocrati dei combustibili fossili che intendono farla precipitare nel baratro del clima». Secondo Mann, Trump potrebbe seguire le indicazioni di Ron DeSantis. Il governatore della Florida, a maggio del 2024, approvò un provvedimento per vietare qualsiasi riferimento al cambiamento climatico nelle leggi statali. «Lui è stato il banco di prova… Nulla mi sorprende a questo punto». Ciò che per ora non si può cancellare viene invece reso meno visibile. Come accaduto alle sezioni sul climate change nei siti dell’Environmental Protection Agency e del Dipartimento dell’Energia. Persino il sito della Nasa ora presenta un disclaimer in cui si annuncia per la pagina «un aspetto diverso nei prossimi mesi».
Per Gretchen Gehrke, cofondatrice dell’Environmental Data and Governance Initiative (Edgi), «dovremmo aspettarci di nuovo una massiccia campagna per la soppressione delle informazioni. L’intera campagna di Trump si basava sul gaslighting e penso che faranno gaslighting sul pubblico americano». Un esempio? La risposta del portavoce del governo alle critiche. «Il popolo americano ha dato al presidente Trump il mandato di governare e di scatenare il “dominio energetico americano”». Ma per Ben Jealous, direttore esecutivo del Sierra Club, il più antico gruppo ambientalista americano, «un piano per un rogo di libri moderno non è un piano per le famiglie americane».
Nel 2021 la rivista scientifica “The Lancet” pubblicò una sintesi delle conseguenze sulla salute pubblica dell’operato di Trump. «L’ostilità di Trump alle normative ambientali ha già peggiorato l’inquinamento, provocando oltre 22mila decessi in più solo nel 2019. Ha accelerato il riscaldamento globale e ha depredato monumenti nazionali e terre sacre ai nativi». Una nuova religione della negazione, quindi, la stessa descritta in “Diluvio” (Einaudi, 2024) dallo scrittore Stephen Markley. «I credenti vogliono ficcare la testa sotto la sabbia per mettersi al riparo da ciò che sta accadendo nel mondo biofisico». Altro che polvere.
Di Riccardo Canaletti
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