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Disinformare per dominare

In Russia, il lavoro della televisione costituisce uno strumento di propaganda fondamentale per annebbiare i cittadini sull’operazione militare in Ucraina. Come il caso della notizia del bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol.
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Disinformare per dominare

In Russia, il lavoro della televisione costituisce uno strumento di propaganda fondamentale per annebbiare i cittadini sull’operazione militare in Ucraina. Come il caso della notizia del bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol.
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Disinformare per dominare

In Russia, il lavoro della televisione costituisce uno strumento di propaganda fondamentale per annebbiare i cittadini sull’operazione militare in Ucraina. Come il caso della notizia del bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol.
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In Russia, il lavoro della televisione costituisce uno strumento di propaganda fondamentale per annebbiare i cittadini sull’operazione militare in Ucraina. Come il caso della notizia del bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol.
La ciliegina sulla torta avvelenata della distorsione dell’informazione sull’operazione militare in Ucraina è stata la gestione della notizia del bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol. Il ministro degli Esteri Sergej Viktorovič Lavrov si è speso per raccontare una realtà mistificata dai media ucraini, come una sorta di macabra messinscena, compresa la «finta partoriente» trasportata in barella tra le macerie fumanti. Nel discorso con cui aveva annunciato l’operazione militare, Putin aveva detto che la Russia non intendeva occupare l’Ucraina ma che l’obiettivo sarebbe stato quello di «difendere le persone che sono state vittime degli abusi e del genocidio del regime di Kiev, per demilitarizzare e de-nazificare l’Ucraina». Questo è il messaggio che i media russi autorizzati hanno trasmesso a più riprese anche successivamente, a cominciare dal canale televisivo “Russia 1” della rete pubblica Vgtrk. In un servizio giornalistico ricco di dettagli ed estremamente preciso e documentato l’agenzia “Globalist syndication” ha invece reso onore e credito alla verità dei fatti. Nel 2019 in Russia era stata approvata una legge che punisce quasi ogni forma di dissenso contro il governo. Nel caso della situazione in Ucraina la libertà di informare si è ancora più ristretta: l’agenzia che controlla e filtra le comunicazioni che possono circolare in Russia – Roskomnadzor – ha diramato un monito rivolto a tutti i media che si stanno occupando della questione ucraina, bollando come fake le molte «informazioni non verificate e inesatte» e invitando le agenzie informative a utilizzare solo «le fonti ufficiali russe» che, manco a dirlo, sono solo ed esclusivamente quelle governative. Le televisioni non hanno mostrato nessuna immagine degli attacchi russi compiuti in questi giorni in varie città ucraine, quasi sempre in zone abitate da civili. «Le strade sono tranquille e calme nella capitale ucraina» ha detto il conduttore di una trasmissione su “Pervyj Kanal”, mostrando filmati realizzati nelle strade di Kiev. Non diverso è stato l’imprinting informativo della carta stampata, in primis di “Rossiyskaya Gazeta”: il quotidiano ufficiale del governo russo che ha pubblicato un articolo scritto dallo stesso Putin in cui riferisce delle minacce dell’Occidente alla Russia. La crudeltà riservata ai bambini ci dice quanto sia tenero il cuore del regime, quanto sia rispettoso dei diritti civili. Insomma, nonostante il mondo sia scandalizzato e terrorizzato per questa carneficina (non dimentichiamo anche le migliaia di militari di leva russi mandati allo sbaraglio e tornati indietro dalle loro madri al chiuso di una bara) tutto si tratterebbe meno che di una guerra spietata. Ma quale guerra, poi. È solo il casting mediatico di un film dell’orrore, con un regista, molti attori e milioni di comparse.   Di Francesco Provinciali

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