Bambini ed educazione sessuale in Inghilterra
L’identità di genere non sarà più insegnata nelle scuole in Inghilterra, dove verrà anche vietata l’educazione sessuale per i bambini con meno di nove anni
Bambini ed educazione sessuale in Inghilterra
L’identità di genere non sarà più insegnata nelle scuole in Inghilterra, dove verrà anche vietata l’educazione sessuale per i bambini con meno di nove anni
Bambini ed educazione sessuale in Inghilterra
L’identità di genere non sarà più insegnata nelle scuole in Inghilterra, dove verrà anche vietata l’educazione sessuale per i bambini con meno di nove anni
L’identità di genere non sarà più insegnata nelle scuole in Inghilterra, dove verrà anche vietata l’educazione sessuale per i bambini con meno di nove anni
Londra – L’identità di genere non sarà più insegnata nelle scuole britanniche, dove verrà anche vietata l’educazione sessuale per i bambini con meno di nove anni. È la nuova linea guida del governo conservatore, che fa seguito a quella della proibizione della prescrizione di bloccanti della pubertà da parte della sanità nazionale. Le decisioni del governo britannico sono state prese alla luce delle conclusioni del rapporto della dottoressa Hilary Cass sui servizi della medicina di genere per minori, che aveva rivelato i danni causati in molti adolescenti come conseguenza dell’applicazione di teorie non supportate da sufficiente evidenza scientifica. Cass aveva anche criticato la diffusione delle teorie gender nelle scuole, che creavano l’idea che il proprio genere fosse una questione di scelta. Seguendo le sue indicazioni, il Regno Unito ha decido di adottare un approccio più cauto, suggerendo materiali didattici che non presentino più opinioni come un fatto. Compresa quella che il genere sia un’essenza spirituale e che l’individuo sia congenitamente ‘fluido’. Presentando la nuova linea guida del governo, il primo ministro Rishi Sunak ha dichiarato: «Quando mandano i loro figli a scuola i genitori giustamente si aspettano che saranno al sicuro e non saranno esposti a contenuti inquietanti o inappropriati per la loro età».
Se la decisione di aprire un’inchiesta e chiedere alla dottoressa Cass di redigere un rapporto era stata presa a seguito della valanga di denunce inoltrate da parte di genitori i cui figli erano stati presi in cura al centro di identità di genere di Tavistock (ora chiuso), la decisione di cambiare direzione anche nelle scuole (oltre a basarsi sulle conclusioni di Cass) è una diretta conseguenza delle numerose denunce di genitori i cui figli, affetti da autismo, erano stati indotti a credere da compagni e insegnanti di avere un genere diverso da quello biologico, venendo in alcuni casi fatti vestire in classe con abiti femminili. Casi che avevano mostrato la necessità di fare chiarezza, al fine di proteggere categorie particolarmente vulnerabili e per le quali la linea fra l’aderenza alle teorie gender e il bullismo si era fatta invisibile.
Secondo quanto riportato dalla Bbc, anche il segretario generale dell’Associazione dei leader scolastici e universitari Pepe Di’Iasio si è detto soddisfatto della decisione e ha sostenuto che «vietare l’insegnamento dell’identità di genere non chiude la discussione». A suo parere, l’avere tracciato una linea fra quanto scientificamente provato e quanto ipotizzato a livello teorico servirà semmai a garantire ai giovani di poter discutere della questione in classe «senza che i loro insegnanti si sentano in pericolo di dire qualcosa di sbagliato». Non era infatti insolito che ogni tentativo di dibattere il tema si concludesse con l’accusa di transfobia contro chi affermava che le teorie gender sono un’opinione e non un fatto.
Fra le preoccupazioni espresse in merito alle nuove direttive vi è comunque quella di chi segnala il pericolo che limitare l’insegnamento a scuola di alcuni aspetti del gender possa rendere bambini e adolescenti ancora più vulnerabili alle tesi dei cosiddetti influencer online.
di Alessandra Libutti
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