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elezioni in gran bretagna

Elezioni in Gran Bretagna e cittadini sempre più disinteressati

Sono rimasti in due a contendersi la Gran Bretagna: l’ex ministro del Tesoro Rishi Sunak e il ministro degli Esteri Liz Truss, con quest’ultima in leggero vantaggio. Entrambi, però, combattono le loro battaglie lontani dalle reali istanze dei cittadini, sempre più disinteressati.
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Elezioni in Gran Bretagna e cittadini sempre più disinteressati

Sono rimasti in due a contendersi la Gran Bretagna: l’ex ministro del Tesoro Rishi Sunak e il ministro degli Esteri Liz Truss, con quest’ultima in leggero vantaggio. Entrambi, però, combattono le loro battaglie lontani dalle reali istanze dei cittadini, sempre più disinteressati.
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Elezioni in Gran Bretagna e cittadini sempre più disinteressati

Sono rimasti in due a contendersi la Gran Bretagna: l’ex ministro del Tesoro Rishi Sunak e il ministro degli Esteri Liz Truss, con quest’ultima in leggero vantaggio. Entrambi, però, combattono le loro battaglie lontani dalle reali istanze dei cittadini, sempre più disinteressati.
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Sono rimasti in due a contendersi la Gran Bretagna: l’ex ministro del Tesoro Rishi Sunak e il ministro degli Esteri Liz Truss, con quest’ultima in leggero vantaggio. Entrambi, però, combattono le loro battaglie lontani dalle reali istanze dei cittadini, sempre più disinteressati.
Londra – Sono rimasti due candidati a contendersi la guida della Gran Bretagna: l’ex ministro del Tesoro Rishi Sunak e il ministro degli Esteri Liz Truss. Al momento Truss è in leggero vantaggio su Sunak. Per i britannici cambierà poco o nulla. Le loro proposte sono un ‘copia e incolla’ dell’agenda di Johnson, con un Sunak ultraconservatore e una Truss più flessibile, ma senza differenze sostanziali. Intanto il 21 luglio sono finite le scuole, i britannici partono per le vacanze e staccano la spina da una politica sempre più distante. Sunak e Truss combattono le loro battaglie nel disinteresse generale. Secondo l’ultimo sondaggio, il 51% dei britannici ritiene Brexit un errore, contro il 38% che ancora lo sostiene. I britannici cercano una rappresentanza politica che li riavvicini all’Europa, ma Sunak e Truss invece rincarano la dose: vogliono una Brexit ancora più estrema, liberandosi delle rimanenti legislazioni europee che considerano un ‘freno’. Contro la propria base elettorale, anche il leader laburista Keir Starmer rifiuta di assumere posizioni pro Unione europea né sono chiari i suoi programmi e la sua visione. Che tipo di Paese vorrebbe Starmer? Nessuno lo sa. Ha interpretato la leadership come antagonismo a Johnson e ora brancola nel buio. I britannici vivono la politica in modo diverso dagli italiani. Se ne parla poco. Lo scambio di opinioni è visto come una violazione della privacy. Questo però non è necessariamente un segno di disinteresse verso la politica. Il sistema First Past the Post (maggioritario secco) ha lo svantaggio di nullificare il voto di molti cittadini nelle circoscrizioni non marginali ma il vantaggio di eleggere un chiaro rappresentante della comunità. Scrivere al proprio member of Parliament con delle richieste o per esprimere dissenso è pratica comune. Per i britannici la democrazia è meno ostentata ma più viscerale. Negli ultimi anni, però, l’illusione della rappresentanza è venuta a mancare. Si è arrivati a uno scenario di sfaldamento tra pubblico e politica ben conosciuto da noi italiani ma fino a non molto tempo fa alieno ai britannici. Sunak e Truss continuano a sostenere Brexit, difendono l’invio dei richiedenti asilo in Ruanda (entrambi vogliono espandere il programma malgrado i britannici siano largamente contrari); non spiegano invece come risolvere problemi impellenti come il collasso del National Health Service (la sanità pubblica), l’inflazione alle stelle e l’adeguamento dei salari: tutti temi che dovrebbero essere al centro del dibattito. Anche su Scozia e Irlanda del Nord, Sunak e Truss hanno visioni simili. Sono entrambi contrari a concedere il referendum d’indipendenza alla Scozia ed entrambi favorevoli alla violazione del protocollo firmato con la Ue sull’Irlanda del Nord che potrebbe minare il Good Friday Agreement se si dovesse giungere al ripristino di un confine tra le due Irlande (cosa inaccettabile sia per il partito di maggioranza Sinn Fein che per gli Usa, garanti del trattato). In sostanza, sia Sunak che Truss intendono completare l’opera cominciata da Johnson, incrementando così il rischio di grandi tensioni nei mesi a venire. Di Alessandra Libutti

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