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Ennesima condanna per l’attivista contro il regime

Otto anni di carcere e 70 frustate: questa la condanna dell’attivista Narges Mohammadi, rea di aver lottato contro la pena di morte e la repressione in Iran.
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Ennesima condanna per l’attivista contro il regime

Otto anni di carcere e 70 frustate: questa la condanna dell’attivista Narges Mohammadi, rea di aver lottato contro la pena di morte e la repressione in Iran.
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Ennesima condanna per l’attivista contro il regime

Otto anni di carcere e 70 frustate: questa la condanna dell’attivista Narges Mohammadi, rea di aver lottato contro la pena di morte e la repressione in Iran.
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Otto anni di carcere e 70 frustate: questa la condanna dell’attivista Narges Mohammadi, rea di aver lottato contro la pena di morte e la repressione in Iran.
Cinque minuti di processo per otto anni di carcere e 70 frustate di pena. È quanto accaduto a Narges Mohammadi, attivista cinquantenne rea di aver lottato contro la pena di morte e la repressione in Iran. Il marito Taghi Rahmani ne ha dato notizia via Twitter, da Parigi. Laureata in fisica e ingegnere, Narges aveva iniziato ad avere guai all’università per articoli femministi su giornali studenteschi. Giornalista e autrice di libri, nel 1998 fu arrestata e scontò un anno. All’uscita dal carcere, nel 1999 si sposò con un altro giornalista riformista, da cui ebbe due gemelli. Poco dopo, però, fu arrestato lui. Nel 2003 Narges entrò nel Centro dei difensori dei diritti umani del premio Nobel per la pace Shirin Ebadi, diventandone vicepresidente. La stessa Ebadi, dopo aver ricevuto un altro premio per i diritti umani, ammise che «Narges lo avrebbe meritato più di me». Scontata la pena, nel 2012 il marito andò in Francia. Lei invece restò in patria, per continuare la sua lotta. Condannata nel settembre del 2011 a undici anni, poi ridotti a sei in appello nel marzo del 2012, iniziò a scontare la pena il 26 aprile 2012 ma venne rilasciata pochi mesi dopo a seguito delle pressioni internazionali. Il 5 maggio 2015 venne però nuovamente arrestata e condannata a sedici anni di carcere: dieci per «fondazione di un gruppo illegale», cinque per «assemblea e collusione contro la sicurezza nazionale» e uno per «propaganda contro il sistema».

Dopo aver condotto nel gennaio del 2019 uno sciopero della fame, tra il luglio e l’agosto del 2020 Narges si è ammalata di Covid in carcere.

L’8 ottobre dello stesso anno è stata rilasciata ma il 27 febbraio 2021 ha diffuso tramite i social media un video in cui spiegava di essere stata citata in tribunale per un caso aperto contro di lei mentre era ancora in carcere. Annunciando che si sarebbe rifiutata di comparire in tribunale, denunciava anche gli abusi sessuali e i maltrattamenti subìti in carcere. Il nuovo caso aperto contro di lei riguardava un sit-in organizzato da donne prigioniere politiche nella prigione di Evin, per protestare contro l’uccisione e l’arresto di manifestanti da parte delle forze di sicurezza nel novembre 2019.

Lo scorso marzo Narges ha scritto la prefazione a un duro rapporto contro la pena di morte in Iran.

A maggio è stata condannata a due anni e mezzo di carcere, 80 frustate e due multe distinte per diverse accuse, tra cui «diffusione di propaganda contro il sistema». Quattro mesi dopo ha ricevuto una convocazione per iniziare a scontare questa pena, cui non ha risposto. Il 16 novembre è stata di nuovo arrestata, mentre partecipava a una protesta. Il giorno dopo ha telefonato ai familiari per informarli che era stata portata in carcere per scontare la condanna di maggio. In detenzione ha contratto un’embolia polmonare e un disturbo neurologico che le provoca convulsioni e paralisi parziale temporanea. Non si hanno dettagli su questa nuova sentenza perché non è stata pubblicata nei canali ufficiali e perché una contemporanea interdizione della condannata per due anni da «telecomunicazioni» non le permette di riferire alcunché su quello che le sta accadendo.   Di Maurizio Stefanini

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