Sogno Europa, la battaglia del cuori e dei giovani
Senza conquistare i cuori (e la testa) dei nostri concittadini europei sarà estremamente difficile realizzare quegli altissimi ideali di democrazia, libertà e progresso che sono insiti nel sogno di un’Europa unita.

Sogno Europa, la battaglia del cuori e dei giovani
Senza conquistare i cuori (e la testa) dei nostri concittadini europei sarà estremamente difficile realizzare quegli altissimi ideali di democrazia, libertà e progresso che sono insiti nel sogno di un’Europa unita.
Sogno Europa, la battaglia del cuori e dei giovani
Senza conquistare i cuori (e la testa) dei nostri concittadini europei sarà estremamente difficile realizzare quegli altissimi ideali di democrazia, libertà e progresso che sono insiti nel sogno di un’Europa unita.
La battaglia dei cuori. Senza conquistare i cuori (e la testa) dei nostri concittadini europei sarà estremamente difficile – nell’era della condivisione perpetua – realizzare quegli altissimi ideali di democrazia, libertà e progresso che sono insiti nel sogno di un’Europa unita. Il Sogno, che ha dato il titolo al potente e del tutto anacronistico – nel migliore dei sensi – spettacolo televisivo dedicato dal Premio Oscar Roberto Benigni alla costruzione europea. Sì, voglio tornare a parlarne.
Se non avremo la forza di condividere il sogno, come mirabilmente descritto da Benigni comprendendone i giganteschi vantaggi acquisiti, quelli ancora più rilevanti alla nostra portata e le tante debolezze, rischiamo di non farcela. Nessuno più dei veri europeisti conosce nei dettagli le criticità dell’Ue. Per provare a correggerle e non farne una subdola arma propagandistica a disposizione di chi vuole disarticolare questa delicata costruzione.
Ci ha riempito il cuore aver sentito Roberto Benigni elencare, davanti alla platea più generalista che si possa immaginare, tutti i punti che dalla nascita de La Ragione non ci stanchiamo mai di sottolineare. Per il nulla che vale, anche il sottoscritto. Perché questo è l’unico modo per combattere la battaglia dei cuori: ripetere, ricordare e farlo ancora e ancora. Sostenuti da fatti, verità storiche e numeri.
Quante volte abbiamo ripetuto che la più grande assicurazione sul futuro dell’Europa unita sono i nostri figli. Quante volte vi abbiamo invitato a chieder loro se si sentano più europei o più attratti dalle follie distopiche di Putin. Continueremo. Mentre Benigni ricordava il successo storico di iniziative come il programma Erasmus (commuovendoci nell’omaggio a Sofia Corradi, oggi 91enne e ideatrice di questa meravigliosa opportunità per milioni di studenti), mia figlia ascoltava. Ha 19 anni e per lei tutte le conquiste elencate in Tv dal premio Oscar sono dati di fatto incontrovertibili. Persino scontate, come per i suoi coetanei.
Non ci potrebbe essere prova più clamorosa del successo epocale del processo di integrazione europea. Pochi istanti dopo, però, mi ha chiesto con un sorriso fra il complice e l’amaro: “Papà, ma gli permettono di dire tutte queste cose?”. Una domanda scherzosa, che mi ha ricordato cosa sta accadendo ogni giorno sui social, grazie ai social e nel dibattito pubblico. Si sta insinuando l’idea che possa non essere normale esprimere opinioni banalmente contrarie al mood intercettato dagli algoritmi.
Perché chi ha rinunciato a sognare, chi ha scelto più o meno consapevolmente la prospettiva del paesello, dell’uomo forte, della potenza contrapposta al dialogo, dei muscoli esibiti come prova di intelligenza è abituato a urlare, strepitare, offendere e ridicolizzare. A far rumore.
Per sua stessa natura un monologo di oltre due ore intriso di cultura e storia non fa rumore, è solo un sussurro mentre nel cortile si azzuffano.
di Fulvio Giuliani
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