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Fine della guerra del Whisky tra Canada e Danimarca

Canada e Danimarca depongono le armi della ‘Guerra del Whisky’

L’oggetto della disputa è una piccola isoletta chiamata Rene, voluta sia dal Canada che dalla Danimarca a suon di bottiglie di whisky. Ora la guerra è finita con una divisione equa. Il tutto ‘grazie’ all’Ucraina.
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Canada e Danimarca depongono le armi della ‘Guerra del Whisky’

L’oggetto della disputa è una piccola isoletta chiamata Rene, voluta sia dal Canada che dalla Danimarca a suon di bottiglie di whisky. Ora la guerra è finita con una divisione equa. Il tutto ‘grazie’ all’Ucraina.
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Canada e Danimarca depongono le armi della ‘Guerra del Whisky’

L’oggetto della disputa è una piccola isoletta chiamata Rene, voluta sia dal Canada che dalla Danimarca a suon di bottiglie di whisky. Ora la guerra è finita con una divisione equa. Il tutto ‘grazie’ all’Ucraina.
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L’oggetto della disputa è una piccola isoletta chiamata Rene, voluta sia dal Canada che dalla Danimarca a suon di bottiglie di whisky. Ora la guerra è finita con una divisione equa. Il tutto ‘grazie’ all’Ucraina.
L’aggressione russa all’Ucraina ha ricompattato la Scandinavia, una regione culturalmente omogenea (al di là della contrapposizione linguistica tra germanici e uralo-altaici) ma al contempo finora sparpagliata dal punto di vista geopolitico. La Danimarca sta nella Nato e nella Ue, ma non nell’euro. Norvegia e Islanda (che non ha un esercito) stanno nella Nato, ma non nella Ue. Finlandia e Svezia stanno invece nella Ue ma non nella Nato (la prima ha adottato come moneta l’euro, la seconda no). Adesso, però, entrambe hanno chiesto di far parte dell’Alleanza Atlantica, che sull’Ucraina ha tenuto una linea dura proprio sotto la guida del norvegese Jens Stoltenberg. Quanto alla Danimarca, dopo aver deciso a inizio giugno con un referendum (70% di sì) di aderire alla difesa comune europea, adesso ha deciso di porre fine a un contenzioso con un alleato Nato che durava dal 1973. L’oggetto della disputa è un’isoletta di 1,2 chilometri quadrati che per la sua forma era stata chiamata “Rene” (Tartupaluk in lingua inuit). Ci troviamo nello Stretto di Nares: 18 km a Nord-Ovest si trova la costa del Canada e più precisamente il Nunavut (territorio che la confederazione canadese ha istituito appunto per dare autonomia ai locali inuit); 18 km a Sud-Est c’è invece la costa della Groenlandia, il cui status è “Nazione costitutiva del Regno di Danimarca” e la cui popolazione è quasi tutta inuit. Nel 1853 l’esploratore Hans Hendrik partì dalla Groenlandia per esplorare l’isola “Rene” e le diede il suo nome, battezzandola “Hans”. Nel 1971 i due governi di Ottawa e Copenaghen si misero al lavoro per delimitare i confini di tutta la costa, iniziando però a litigare. Dopo dodici anni di semplice constatazione del disaccordo, nel 1984 il Canada sbarcò sue truppe sull’isola, pur ammortizzando la prova di forza con un pizzico di goliardia. Oltre a piantare la bandiera con la foglia di acero, infatti, i canadesi seppellirono nel suolo una bottiglia di Canadian Whisky. La risposta di Copenaghen fu: idem con patate. I danesi infatti a loro volta piantarono la bandiera con la croce bianca in campo rosso, ma invece di un superalcolico all’orzo ve ne aggiunsero uno alle patate (lo schnapps, specialità nazionale) accompagnato da un messaggio: «Benvenuti in Danimarca». Dopo decenni di bottiglie sotterrate da una parte e dall’altra, nel 2018 fu stabilito un gruppo di lavoro congiunto ma c’è voluto il comune allarme per arrivare oggi a una soluzione. Come ha detto il ministro degli Esteri canadese Melanie Joly, «poiché la sicurezza globale è minacciata, ora è più importante che mai che democrazie come il Canada e il Regno di Danimarca lavorino insieme, mano nella mano con i popoli indigeni, per risolvere le nostre divergenze in conformità con il diritto internazionale». L’uovo di Colombo: mezza isola “Hans” al Canada, l’altra metà alla Danimarca. Così, oltre al confine di terra con gli Usa, il Canada ne avrà anche uno con un Paese europeo. Non però con la Ue, perché tra le varie particolarità dello statuto di autonomia della Groenlandia c’è anche quella di poterne stare fuori.   di Maurizio Stefanini

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