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Francia, trionfo di destra e sinistra: Macron, ne valeva la pena?

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Cosa voleva Macron dalle elezioni di ieri? In molti non l’hanno capito e noi fra questi. Crescono la destra e la sinistra

Francia, trionfo di destra e sinistra: Macron, ne valeva la pena?

Cosa voleva Macron dalle elezioni di ieri? In molti non l’hanno capito e noi fra questi. Crescono la destra e la sinistra

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Francia, trionfo di destra e sinistra: Macron, ne valeva la pena?

Cosa voleva Macron dalle elezioni di ieri? In molti non l’hanno capito e noi fra questi. Crescono la destra e la sinistra

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Cosa voleva Macron dalle elezioni di ieri? In molti non l’hanno capito e noi fra questi.

Se pensava di mettere il Paese davanti al rischio dell’ultra destra, provando a saggiare quanto il fantasma di Marine Le Pen e del suo giovanissimo delfino Bardella potesse spaventare, ha ricevuto una doppia risposta sostanzialmente disastrosa.

Il Rassemblement National ha ulteriormente aumentato i voti rispetto alle già trionfali europee dell’8 e del 9 giugno.

Come se questo non bastasse – nonostante la buona ripresa del blocco macroniano capace almeno di superare il 20% (pur restando mestamente terzo) – il Presidente ha dovuto osservare anche la crescita impetuosa della sinistra, arrivata a sfiorare il 30% negli exit poll.

Qui bisogna stare attenti: è ovvio che si parli quasi esclusivamente di destra, di Le Pen, dei comprensibili toni trionfanti e roboanti che arrivano dal Rassemblement, ma la sinistra per certi aspetti è lontana da Emmanuel Macron almeno quanto la Le Pen. Se non di più.

L’automatico appello al “Blocco repubblicano”, per fermare l’ultra destra non può prescindere da questa realtà: a dare le carte non potrà essere Macron. È dietro di molti punti rispetto a una sinistra che è un insieme di tante anime, alcune delle quali non così più euroscettiche della stessa Marine Le Pen.

Il mucchio selvaggio, pur di fermare a ogni costo quest’ultima, che tipo di vantaggio politico potrà mai portare a Macron? La coabitazione con Bardella è un incubo, ma a sinistra hanno già fatto arrivare un messaggio gelido all’Eliseo: se si fa – come si farà – un grande accordo di desistenza in tutto il Paese per arginare il Rassemblement, il premier non potrà certo essere un macroniano. Tantomeno di ferro come Attal, messo alla porta in ogni caso e chiunque vinca.

Cosa resta, allora, nelle mani del Presidente? Che senso ha avuto e ha tutto questo? Si fatica a individuare una strategia che vada oltre il tentativo di mettere sotto stress il Paese, per scuoterne la consapevolezza ‘democratica’. Non ha funzionato.

di Fulvio Giuliani

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