app-menu Social mobile

Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app
Francia Ue

Francia-Ue, giudizi universali

Dovremmo pur smetterla di ‘leggere’ ogni elezione in Europa, ad esempio quelle in Francia, come un referendum sui destini dell’Ue.
|

Francia-Ue, giudizi universali

Dovremmo pur smetterla di ‘leggere’ ogni elezione in Europa, ad esempio quelle in Francia, come un referendum sui destini dell’Ue.
|

Francia-Ue, giudizi universali

Dovremmo pur smetterla di ‘leggere’ ogni elezione in Europa, ad esempio quelle in Francia, come un referendum sui destini dell’Ue.
|
|
Dovremmo pur smetterla di ‘leggere’ ogni elezione in Europa, ad esempio quelle in Francia, come un referendum sui destini dell’Ue.

Dovremmo pur smetterla di ‘leggere’ ogni elezione in Europa come un referendum – se non un giudizio universale – sui destini dell’Unione e di una certa idea di Occidente nel mondo. Per meglio dire, dovremmo sviluppare capacità critiche meno superficiali di quelle che per esempio intravedono, nella vittoria zoppa di Emmanuel Macron alle legislative, il tramonto prossimo venturo dell’idea unitaria.

Innanzitutto, pur con tutti i limiti e le oggettive difficoltà, il presidente ha comunque vinto anche le elezioni di domenica. Certo, ha conquistato solo la maggioranza relativa e questo costituisce un indiscutibile smacco per il padrone di casa dell’Eliseo, che dovrà ora adattarsi a una difficile coabitazione politica. Sono tutti elementi che sviluppiamo nelle pagine interne, ma qui sia sufficiente ricordare come anche Mitterand e Chirac abbiano guidato la Francia in condizioni simili, in termini parlamentari. La vera novità, semmai, è l’affermarsi di due opposti populismi, alla sinistra e alla destra di Macron. In quanto opposti, sono paradossalmente proprio i loro numeri e la loro forza elettorale a escludere qualsiasi collaborazione che possa realmente mettere in difficoltà le linee guida in politica estera di Parigi e la scelta profondamente europeista del presidente.

Tutto bene, allora, madama la marchesa? Ovvio che no, in un voto disertato dal 54% dei francesi e che ha certificato lo spappolamento definitivo dei partiti che caratterizzarono (il passato remoto è d’obbligo) la Quinta Repubblica. Va ricordato un’ennesima volta che scriviamo di democrazie, organismi complessi. Società un tempo attraversate dalle ideologie e oggi da crisi di coscienza, dubbi e tentazioni che non testimoniano necessariamente – come va per la maggiore in tante letture politiche e giornalistiche – la crisi irreversibile di un modello. Come scritto, in Francia è boom di due populismi diversissimi fra loro. In Italia il partito che fu emblema di questo confuso movimento è in profonda crisi e ha messo “sotto processo” il suo esponente più significativo. Perché quel Luigi Di Maio ieri tifoso dei gilet gialli e della Via della seta oggi è ministro degli Esteri convertitosi a un atlantismo e occidentalismo da far invidia a Draghi.

Le cose cambiano maledettamente più in fretta rispetto a un tempo e dovremmo tutti resistere alla tentazione delle sentenze e degli epitaffi. Sono anni, del resto, che chi si è lasciato affascinare dalle ‘democrature’ e da personaggi come Vladimir Putin va sproloquiando della fine della democrazia. Curiosamente, nessuno di costoro sceglierebbe mai – dicasi mai – di andarsene in uno di questi fantasmagorici sistemi dittatoriali. Come ai tempi della Guerra fredda, i più feroci e accaniti avversari del capitalismo occidentale non erano mica così scemi da andare a vivere oltre la cortina di ferro. Passano il tempo a insultare casa nostra (e loro) ma non ci pensano proprio a trasferirsi a Mosca e Pechino, il massimo del trasloco che possono ipotizzare è online. Un paradosso, certo, ma utile da ricordare quando si prova a stravolgere la realtà.

Un altro esempio? Nelle stesse ore in cui Macron vinceva faticando le elezioni, a San Pietroburgo il n. 1 della principale banca russa, la Sberbank, quantificava in 10 anni il tempo necessario alla Russia per riprendersi dalle sanzioni imposte dall’Occidente, sbugiardando la lettura facilona e spregiudicata del lider maxïmo Putin. Quella stessa tesi di così grande successo sui social italiani, spacciata per verità da un singolare grumo di appassionati cantori delle dittature. di Fulvio Giuliani

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

Netanyahu: “Guerra se Hamas non libera gli ostaggi entro sabato”

11 Febbraio 2025
Se Hamas non libera gli ostaggi sabato sarà guerra. Lo ha dichiarato Benjamin Netanyahu, dicendo…

Russia, prigionieri ucraini torturati nelle carceri: “Massacrateli, non abbiate pietà, nessuno vi punirà”

11 Febbraio 2025
Secondo le ricostruzioni riportate dal Wall Street Journal, nelle carceri russe – dallo scoppio …

Pace & Fede

11 Febbraio 2025
Possono Putin e Trump accordarsi per trovare la pace in Ucraina? Porre fine ad un conflitto è gi…

Caos in Romania: il presidente Iohannis si dimette, scontri in strada a Bucarest

10 Febbraio 2025
Il presidente della Repubblica romeno, il centrista Klaus Iohannis, spiazza il mondo e annuncia …

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI