Gaza, il (vecchio) video virale dei pescatori che tornano in mare e il dramma attuale
La Divisione per le informazioni sulla Palestina delle Nazioni Unite (Unispal), nel maggio scorso aveva già diffuso un report che metteva in evidenza le condizioni precarie del settore ittico, uno dei principali dal punto di vista economico e alimentare di Gaza

Gaza, il (vecchio) video virale dei pescatori che tornano in mare e il dramma attuale
La Divisione per le informazioni sulla Palestina delle Nazioni Unite (Unispal), nel maggio scorso aveva già diffuso un report che metteva in evidenza le condizioni precarie del settore ittico, uno dei principali dal punto di vista economico e alimentare di Gaza
Gaza, il (vecchio) video virale dei pescatori che tornano in mare e il dramma attuale
La Divisione per le informazioni sulla Palestina delle Nazioni Unite (Unispal), nel maggio scorso aveva già diffuso un report che metteva in evidenza le condizioni precarie del settore ittico, uno dei principali dal punto di vista economico e alimentare di Gaza
“La Flotilla non è arrivata, ma ha tenuto occupato l’esercito israeliano. E grazie a questo possiamo di nuovo mangiare”, raccontano gli autori del filmato che in poche ore è diventato virale. Peccato che il video pare risalga al febbraio scorso
L’operazione della Marina Militare lanciata contro la Global Sumud Flottilla avrebbe allontanato momentaneamente le navi da guerra israeliane dalla costa adiacente alla Striscia e questo avrebbe permesso ai pescatori di lanciare le reti e procurarsi in questo modo del cibo. Questa la narrazione che ha accompagnato le immagini e che hanno riportato i principali quotidiani e telegiornali nazionali.
Sono ore concitate, difficili per le vicende che interessano questo territorio e un momento di inusuale normalità aveva fatto sperare in uno spiraglio di luce verso un popolo provato anche a causa della carestia di cibo. Chi fa informazione lo sa: spesso è molto difficile stabilire la provenienza esatta di un video condiviso migliaia di volte sul web, siamo umani e come tali possiamo compiere errori. Tutto questo potrebbe portare ad una riflessione condivisa, a ricordarci che informare, soprattutto riguardo a tematiche così delicate e in queste ore, comporta in primis mettere al centro la verità.
Ma torniamo ai fatti. La Divisione per le informazioni sulla Palestina delle Nazioni Unite (Unispal), nel maggio scorso aveva già diffuso un report che metteva in evidenza le condizioni precarie del settore ittico, uno dei principali dal punto di vista economico e alimentare di Gaza, denunciando “attacchi sistematici” e “intensificati dal 7 ottobre 2023” sia agli operatori che alle infrastrutture. Secondo l’Onu tutto ciò sarebbe andato a sommarsi alla “distruzione di terreni agricoli e di altre infrastrutture per la produzione alimentare” provocando il rischio carestia.
Una situazione che sarebbe causata dal blocco illegale della Striscia (legale secondo il governo israeliano, dopo il caso della nave turca scoperta con un carico di armi) e che si protrae da oltre 18 anni come sostiene Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International e degenerata dall’ottobre 2023. Nel dicembre 2024 Middle East Eye, segnalava l’uccisione di più di 200 pescatori, mentre 4000 addetti del settore avevano perso il lavoro non solo a causa degli attacchi, ma anche della distruzione di barche, infrastrutture portuali e impianti per la lavorazione del pescato.
Oggi stiamo commentando il Sì di Hamas al piano Trump: l’auspicio resta quello di veder circolare un video che possa tesimoniare il ritorno a una vita normale e non solo un momento strappato al caos.
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