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Gaza libera

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Gaza libera: il nemico del popolo palestinese è comunque Hamas e da quello va liberato. Gaza con il Movimento Islamico di Resistenza sarà sempre luogo di morte, per esplicito desiderio di Hamas

Gaza libera

Gaza libera: il nemico del popolo palestinese è comunque Hamas e da quello va liberato. Gaza con il Movimento Islamico di Resistenza sarà sempre luogo di morte, per esplicito desiderio di Hamas

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Gaza libera

Gaza libera: il nemico del popolo palestinese è comunque Hamas e da quello va liberato. Gaza con il Movimento Islamico di Resistenza sarà sempre luogo di morte, per esplicito desiderio di Hamas

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Al Consiglio europeo si è parlato di Gaza e della condotta israeliana. Il riflesso esterno di quella discussione, cui non ha fatto seguito alcuna decisione, risente di quel che ciascun capo di governo desiderava far sapere di sé. Ma l’effetto complessivo è distorsivo sia della realtà istituzionale che del drammatico e antico problema affliggente sia i palestinesi che gli israeliani.

Pur rendendoci conto che è più avvincente il racconto delle divisioni (sul serio si preferirebbe un monolite monocolore?), risponde però a un falso luogo comune quello di descrivere gli incontri europei sempre come inconcludenti. Presidente francese e cancelliere tedesco si sono presentati al vertice Nato firmando una posizione comune; a L’Aia la Spagna ha condiviso la necessità di aumentare la spesa per la difesa e, del resto, l’aveva condivisa anche prima, in sede europea; al Consiglio europeo è stata ribadita la condanna della Russia (punto sul quale gli Usa di Trump si sottraggono) come sono state prorogate le sanzioni ai russi, che potrebbero essere più dure ma sono comunque efficaci. Non è poco. Sarebbe omettere il racconto della realtà il non informare sulle divisioni, ma lo è anche l’occultare convergenze e decisioni.

Su Gaza la divisione c’è, ma più su come ci si vuole mostrare che su ciò che è possibile fare. Rispetto alla prolungata azione militare di Israele, con l’enorme numero di vittime civili, le differenze vanno dal dissenso alla condanna. Rispetto alla proposta spagnola di varare sanzioni c’è stata l’opposizione dei tedeschi e degli italiani, ma la richiesta di cessare il fuoco era già stata fatta. Nessuno, in Unione Europea, ha detto al governo Netanyahu: bravo, vai avanti così. Tutti hanno riconosciuto che, ancora una volta, Israele è l’aggredito. Sicché non serve a molto contorcersi sui toni da utilizzare per esprimere il disagio politico e umano. Servirebbe porsi il solo problema politico reale: che si fa con Hamas? Lo si ritiene un possibile interlocutore o no? Rispondere che si vuole la pace nel mondo è allinearsi a Miss Universo senza averne le fattezze.

Qui abbiamo sostenuto che il governo israeliano si sta caricando di gravi responsabilità, fertilizzando un odio che si protrarrà molto a lungo e dando spazio a un integralismo che è dentro la storia d’Israele, ma non ne era mai stata la linea politica. Tale giudizio ha senso se si ricorda che il nemico del popolo palestinese è comunque Hamas e che da quello va liberato. La Gaza con Hamas sarà sempre luogo di morte, per esplicito desiderio di Hamas. Si può attaccare Netanyahu per averlo assecondato, ma non si può fare finta che quel problema non esista.

Appena gli aiuti umanitari hanno ripreso ad affluire è anche ripreso il racket di Hamas nell’amministrarli. Non appena le distribuzioni di viveri hanno ripreso a funzionare i terroristi li hanno usati per riprendere il controllo (dopo che coraggiosi palestinesi avevano manifestato contro Hamas). Così come hanno fatto per anni, nascondendo sotto scuole e ospedali il loro desiderio di cancellare Israele. Ci basta il racconto che i terroristi stessi fanno per credere che Israele spari a chi è in fila per mangiare? Quell’approccio lo considero un errore politico, ma dimenticare che si tratta dell’arma di Hamas è una mostruosità politica.

Se si vuole avere Gaza libera si deve liberarla da Hamas. E se si ritiene che tale liberazione non possa avvenire radendola al suolo, allora si deve essere capaci di iniziativa politica. Ad esempio chiedendo agli arabi di fare quello che i giordani fecero: condannare quel terrorismo. Lo detestano, come detestano l’Iran, ma glissano. Può essere accettabile che gli aiuti internazionali e l’Onu cerchino la convivenza anche con i tipacci, ma non è più pensabile con Hamas. A meno che non se ne abbracci la teoria e si accusi Israele d’esistere.

Questo è il problema da porsi, che non esclude l’avversità all’azione israeliana ma non pensa di sostituirla con appelli che sarebbero declamazione di viltà.

Di Davide Giacalone

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