Germania e Austria: il ritorno dell’onda populista
| Esteri
In Germania e Austria Afd e Fpö volano nei sondaggi e tornano a far paura. Il ritorno della destra radicale e populista avanza in Europa centrale lungo l’asse Berlino-Vienna

Germania e Austria: il ritorno dell’onda populista
In Germania e Austria Afd e Fpö volano nei sondaggi e tornano a far paura. Il ritorno della destra radicale e populista avanza in Europa centrale lungo l’asse Berlino-Vienna
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In Germania e Austria Afd e Fpö volano nei sondaggi e tornano a far paura. Il ritorno della destra radicale e populista avanza in Europa centrale lungo l’asse Berlino-Vienna
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Berlino – Il ritorno della destra radicale e populista avanza in Europa centrale lungo l’asse Berlino-Vienna. Si alimenta della rinnovata crisi dei migranti e della stanchezza per la guerra in Ucraina, minacciando di rimettere in discussione i già fragili equilibri politici nei due Paesi cardine dell’area.
In Germania la lenta ma costante ripresa di Alternative für Deutschland appare omogenea in tutto il Paese, ma trova nelle regioni orientali il suo miglior fertilizzante. Il partito, che assieme alla Fpö austriaca è alleato europeo della Lega, ha stabilmente superato i Verdi nei sondaggi degli ultimi mesi. Anche l’ultimo rilevamento dell’Istituto Insa lo proietta al 16% come terza forza nazionale dopo Cdu e Spd. Ma è a Est che Afd sfonda: con l’esclusione di Berlino, risulta ormai il primo partito in tutti e cinque i cosiddetti nuovi Länder. Con una media del 26% dei consensi, la destra nazional-populista stacca di 3 punti la Cdu e di 6 l’Spd, mentre Verdi e liberali, tradizionalmente deboli in queste zone, arrancano al 10 e all’8%.
I due temi che hanno favorito il ritorno dei consensi per Afd – immigrazione e crisi energetica determinata dalla guerra di aggressione russa all’Ucraina – sono destinati a rimanere centrali anche nei prossimi mesi e la sua forza, al momento confinata ai sondaggi d’opinione, potrebbe tracimare nelle urne elettorali. E se a livello nazionale la rete di sicurezza dei partiti storici può fare fronte comune, sul piano locale le cose diventano più difficili e i Länder dell’Est corrono il rischio di diventare ingovernabili. Già al prossimo turno elettorale un eventuale exploit di Afd potrebbe mandare in crisi due regioni importanti come Turingia e Sassonia, dove la destra nazional-populista raggiunge oggi un consenso rispettivamente del 29 e del 28%.
Qualche centinaio di chilometri più a Sud la storia è la stessa. In Austria è una vecchia conoscenza, l’Fpö, a essere risorta dalle ceneri dell’Ibiza-gate, lo scandalo con falsi oligarchi russi che appena quattro anni fa costò la carriera politica all’ex cancelliere e leader del partito Heinz-Christian Strache. Anche qui la rincorsa è partita dai fronti regionali. I liberal-populisti sono riusciti a restare al governo in Alta Austria (Oberösterreich) nonostante le perdite subite nel 2021 sulla scia dell’Ibiza-gate e quest’anno stanno costringendo a suon di voti il partito centrista conservatore Övp a trattare per i governi in Bassa Austria (Niederösterreich) e a Salisburgo, facendo rimangiare ai candidati centristi la solenne promessa fatta in campagna elettorale di rifiutare qualsiasi accordo con l’estrema destra.
Certo, da molto tempo l’alleanza con l’Fpö non è più tabù in Austria e il nuovo leader Herbert Kickl ha rinnovato il partito rottamando quasi l’intera dirigenza legata a Strache. Il partito è in ascesa su tutto il territorio e gli ultimi sondaggi lo accreditano al 30%, prima forza nazionale. Ma le sue posizioni anti-establishment – rafforzate in questi anni da ammiccamenti ai no-vax, simpatie filo-russe, critiche alle sanzioni e avvicinamenti a Viktor Orbán – lo rendono un osso duro per qualsiasi futura coalizione che voglia avere ambizioni di stabilità.
di Pierluigi Mennitti
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