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Giorgia Meloni e l'amico americano Joe

Giorgia Meloni e l’amico americano Joe

L’Italia di Giorgia Meloni e gli Usa di Joe Biden nell’incontro di ieri a Washington. Tanti i temi sul tavolo: guerra in Ucraina, Cina e Africa in primis
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L’Italia e gli Stati Uniti in un mondo cambiato dalla guerra russa in Ucraina. Mentre andiamo in stampa (il tempo nei quotidiani è tiranno), la visita negli Usa della presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni entra nel vivo. L’incontro alla Casa Bianca con il presidente Joe Biden rappresenta il piatto forte di questo viaggio, dentro a un carnet ricco anche di altri appuntamenti, comunque importanti. L’incontro con la politica statunitense, ad esempio. Giorgia Meloni ha visto ieri i leader dei gruppi politici al Senato e ha avuto incontri alla Camera, fra cui quello con lo speaker Kevin McCarthy.

Sostanza, non dettagli. Il Congresso americano infatti (Camera e Senato) è il cuore pulsante della democrazia Usa, il vero contrappeso ai poteri del presidente, un luogo dove si fanno domande e si chiede conto delle scelte fatte, dove si nutrono ogni giorno la libertà dell’America e i suoi principi fondatori. Detto ciò, veniamo all’evento clou del viaggio in Usa della Meloni: l’incontro con Biden. Tanti i temi sul tavolo e tutti di peso, visto il momento complicato per i rapporti fra il mondo libero e occidentale da una parte, e Cina e Russia dall’altra.

Anzitutto la guerra in Ucraina e il sostegno a Kiev. Su questo Italia e Stati Uniti s’intendono a meraviglia: entrambi dalla parte del presidente ucraino  Zelensky, senza se e senza ma. Vi sono poi i cambiamenti che l’invasione russa ha innescato in altre parti del mondo. Due su tutti: la Cina e la situazione nell’Indo-Pacifico e l’Africa. Sulla prima gli Stati Uniti hanno le idee chiare e – oltre agli aspetti geopolitici e di influenza – sono convinti che staccarsi da rapporti commerciali ed economici troppo stretti con la Cina sia la via migliore per garantire la libertà d’azione e l’economia stessa dell’Occidente.

Qui l’Italia ha sul groppone gli accordi della via della Seta siglati in passato da Giuseppe Conte presidente del Consiglio (al governo con i 5 Stelle c’era la Lega, oggi al governo con Meloni), accordi che si rinnovano automaticamente salvo una disdetta. In questo quadro, non c’è dubbio che pur cercando di mantenere buone relazioni con Pechino, sarebbe opportuno per l’Italia fare un passo indietro.

Quanto all’Africa, la Meloni si è spesa molto per farla considerare dall’Unione europea un’assoluta priorità sia geopolitica che economica, con un’attenzione alla questione migratoria. Un ruolo ancor più presente degli Usa nel Continente nero (dopo la politica isolazionista di Donald Trump e alcune scelte sbagliate di Barack Obama) sarebbe salutare per cercare di risolvere situazioni di crisi, come in Libia o come in Niger, oggi un Paese in pieno caos. Insomma, c’è parecchia carne al fuoco nel viaggio americano di Giorgia Meloni.

Oggi la presidente del Consiglio visiterà il Cimitero di Arlington, luogo dove sono sepolti anche i soldati americani morti nella Seconda Guerra Mondiale in Europa (Italia compresa) per liberare il Vecchio continente (e il nostro Paese) dal nazismo e dal fascismo. Ben fatto. I simboli contano.

di Massimiliano Lenzi

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