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Greta Thunberg in politica è meno Greta

Greta Thunberg ha tutto il diritto di scegliere la sua strada, ma il successo avuto le imporrebbe un diverso approccio e più prudenza
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Greta Thunberg in politica è meno Greta

Greta Thunberg ha tutto il diritto di scegliere la sua strada, ma il successo avuto le imporrebbe un diverso approccio e più prudenza
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Greta Thunberg in politica è meno Greta

Greta Thunberg ha tutto il diritto di scegliere la sua strada, ma il successo avuto le imporrebbe un diverso approccio e più prudenza
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Greta Thunberg ha tutto il diritto di scegliere la sua strada, ma il successo avuto le imporrebbe un diverso approccio e più prudenza
Ho sempre considerato la storia di Greta Thunberg uno straordinario esempio di come ogni essere umano, se animato da una passione inesauribile – potremmo dire da una sorta di “imperativo morale“ – possa ottenere risultati assolutamente inconcepibili su base puramente razionale.  Quello che ha saputo fare la allora giovanissima attivista svedese a vantaggio di un’intera generazione ha tuttora dell’incredibile. Ha dato uno scopo, una motivazione vera e profonda a ragazzi (spesso poco più che bambini) cresciuti e allevati in un sostanziale disinteresse per i grandi fatti del mondo. Per tacere delle ideologie. Ricordo alcune grandi manifestazioni di piazza di Friday for Future con sincero affetto, anche senza aver mai pensato potessero raggiungere chissà quali risultati pratici (e come avrebbero potuto?!). Aver stimolato una coscienza civica profonda, per il tramite della massima attenzione all’ambiente, è di per sé un traguardo meraviglioso quando si hanno 12, 14, 18 anni. In particolar modo in un mondo ormai dominato – a quell’età – dal “digitale”. Oggi, lo ammetto, vedere parte di quell’eredità messa a disposizione di una finalità squisitamente politica un po’ delude. Non tanto perché Greta Thunberg abbia assunto posizioni sbrigativamente definibili anti Israele (ci mancherebbe che ciascuno non fosse libero di esprimere le proprie idee, anche in relazione a un conflitto complesso e inestricabile come quello arabo-israeliano), ma perché schierandosi in modo così netto finisce per mettere a repentaglio uno dei valori che sancirono il travolgente successo del movimento ambientalista dei ragazzi: la lontananza da qualsiasi ideologia e sovrastruttura politica.  La stessa spaccatura, clamorosa quanto innegabile, all’interno di Friday for Future fra chi è rimasto vicino a Greta e chi ha seguito la linea di altri pezzi di movimento – per sua stessa natura senza un vero e proprio vertice – può dare un’idea dell’entità del danno.  Greta Thunberg ha tutto il diritto di crescere e scegliere la strada che più le risulterà consona, ma le dimensioni stesse del travolgente successo le imporrebbero un diverso approccio, una prudenza che non è cerchiobottismo, ma la difesa di un patrimonio costruito in una manciata di anni.  Sono tempi strani, in cui le fortune sorgono, spiccano il volo e si perdono a velocità una volta inconcepibili e questo vale anche per una super star come lei. Della quale vorremmo preservare i ricordi e le sensazioni di quelle giornate, di quei cortei di ragazzi liberi da qualsiasi contaminazione che arrivi da mondi che nulla hanno a che vedere con loro. di Fulvio Giuliani 

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