Ground Zero: intervista ad Elsa, sorella della vittima Linda Gronlund
Ground Zero, Elsa Gronlund ci racconta la storia di sua sorella, vittima dell’attentato dell’11 settembre 2001

Ground Zero: intervista ad Elsa, sorella della vittima Linda Gronlund
Ground Zero, Elsa Gronlund ci racconta la storia di sua sorella, vittima dell’attentato dell’11 settembre 2001
Ground Zero: intervista ad Elsa, sorella della vittima Linda Gronlund
Ground Zero, Elsa Gronlund ci racconta la storia di sua sorella, vittima dell’attentato dell’11 settembre 2001
Di quella giornata tutto noi portiamo dentro decine di immagini: gli aerei che sventrano le torri che collassano, i newyorchesi ricoperti di polvere bianca, i pompieri eroi con i loro sguardi atterriti e persi che cercano di salire negli edifici per salvare vite, macerie, urla, la gente che si butta dai grattacieli in fiamme. L’inferno durato 102 minuti. Diciannove terroristici dirottarono quattro aerei di linea.
Sono le 8:46 dell’11 settembre 2001 a Manhattan quando il primo aereo dirottato dai terroristi di Al Qaeda si abbatte contro la torre Nord del World Trade Center; alle 9:03 il secondo aereo entra nella torre Sud; dopo 34 minuti un terzo aereo colpisce il Pentagono.
La torre Sud collassa su se stessa alle 9:59 e alle 10:03 il quarto aereo, il volo United 93 si schianta a Shanksville, Pennsylvania, mentre i passeggeri cercano di riprenderne il controllo.
Alle 10:28 crolla in una nuvola che avvolge tutta Manhattan anche la torre Nord. 2.977 persone, esclusi i dirottatori, muoiono dentro quello che verrà ribattezzato Ground Zero. Seimila persone restano ferite. Tremila bambini perdono un genitore.
Volo United Airlines 93
In una frizzante mattina di settembre ad Amherst, nel New Hampshire, Elsa Gronlund Griffin, si svegliò con il sole, determinata a portare i suoi due figli a scuola in orario e a uscire di casa per un colloquio genitori-insegnanti. Non sapeva che quel giorno gli avrebbe devastato la vita per sempre e strappato la sorella, Linda, che il 13 settembre avrebbe compiuto 47 anni. Linda, si era laureata in giurisprudenza presso l’American University.
Aveva una grande passione per la vela, ma soprattutto per le auto, che smontava e riparava fin da piccola. Era entrata a far parte della filiale nordamericana di Volvo nel New Jersey e aveva svolto un ruolo fondamentale nella tutela dell’ambiente, allontanando l’azienda dall’uso del freon per il refrigerante dell’aria condizionata. Erano passati 45 minuti dalla partenza di Linda Gronlund e del suo fidanzato Joe Deluca dall’aeroporto internazionale di Newark quando quattro dirottatori si scagliarono contro la cabina di pilotaggio del volo United Airlines 93, facendo precipitare l’aereo di 2.100 metri.
Tramite una trasmissione radio, si udì il capitano gridare «mayday!» e «andatevene!». Erano le 9:28. Nei due minuti successivi, i dirottatori uccisero un passeggero seduto in prima classe. Tre minuti dopo, il registratore vocale della cabina di pilotaggio registrò la voce di un’assistente di volo che implorava per la sua vita. «Non voglio morire. Non voglio morire. Non voglio morire», poi tacque. Ziad Jarrah, un membro di Al Qaeda addestrato come pilota, fece un annuncio ai passeggeri, che fu ascoltato dal centro FAA (Amministrazione Federale dell’Aviazione ndr) di Cleveland: «Signore e signori, qui il capitano», «prego, accomodatevi; continuate a rimanere seduti. Abbiamo una bomba a bordo. Quindi, accomodatevi».
Per 20 minuti, passeggeri e membri dell’equipaggio usarono gli auricolari di bordo e i cellulari personali per chiamare i propri cari. Alle 9:57, passeggeri e membri dell’equipaggio assaltarono la cabina di pilotaggio, cercando di sfondare la porta. Urla e colpi, il rumore di piatti e bicchieri che si infrangevano. In risposta, il dirottatore che pilotava l’aereo cercò di interrompere l’erogazione di ossigeno, poi fece inclinare l’aereo a destra e a sinistra per fargli perdere l’equilibrio, e alla fine decise di farlo cozzare prima del previsto.
Alle 10:03, l’aereo infatti si capovolse completamente mentre sorvolava la zona rurale di Shanksville, in Pennsylvania, schiantandosi in un campo vuoto a 900 km/h, a circa 20 minuti di volo dalla destinazione del dirottamento: Washington. Tutte le 44 persone a bordo, i 33 passeggeri, sette membri dell’equipaggio e quattro dirottatori, morirono.
La testimonianza di Elsa, sorella di Linda Gronlund
Raggiunta telefonicamente Elsa Gronlund Griffin si è resa subito disponibile «per far conoscere Linda ai media italiani». Racconta: «Verso le 7:30, squillò il mio telefono. Era Lin. Mi chiamava dall’aeroporto internazionale di Newark, nel New Jersey, dove lei e il suo fidanzato, Joe DeLuca, erano diretti a San Francisco, prima per un viaggio d’affari e poi per una vacanza nella regione vinicola della California per festeggiare il suo 47° compleanno, di lì a due giorni. Mi disse il numero del suo volo». Le dissi: «Fai buon viaggio, ci sentiamo tra un paio di giorni. Ti voglio bene» e lei: «Anch’io ti voglio bene».
Poi che è successo?
«Ho preparato i miei due figli per la scuola. Mi sono recata per un incontro di inizio anno scolastico in una delle scuole di mio figlio. Stavo guidando, ascoltando musica, quando un allarme interruppe la stazione radio, annunciando che un aereo si era schiantato contro la Torre Nord del World Trade Center. Provavo un terrore opprimente. Poi, ho pensato subito: “Oh mio Dio, Lin è lassù in volo”».
Come ha saputo della tragedia?
«Sono corsa a casa, sperando di ricevere un messaggio da mia sorella che mi comunicava che il suo volo era stato cancellato e che erano bloccati all’aeroporto. Singhiozzavo, singhiozzavo a dirotto, mentre guidavo verso casa. Rientrata, accesi la tv dove mostravano un campo in fiamme, ma il numero del volo che avevano detto nella breaking news non era quello di Linda. Un attimo di sollievo».
E dopo?
«Andai alla segreteria telefonica. Lampeggiava. Linda mi aveva lasciato un messaggio. “Elsa, sono Lin. Ho solo un minuto. Sono sul volo United 93, ed è stato dirottato, da terroristi che dicono di avere una bomba. A quanto pare, hanno già fatto schiantare un paio di aerei contro il World Trade Center e sembra che abbatteranno anche questo. Volevo solo dirti che ti voglio bene. Ti amo. Volevo solo dirtelo. E mi mancherai. Per favore, porta il mio affetto a mamma e papà, e non so se avrò la possibilità di dirtelo di nuovo ti voglio bene e spero di poterti parlare presto”, mi diede poi la combinazione della sua cassaforte e con la voce rotta mi rassicurò che si sarebbe sempre presa cura di me. Non mi avrebbe mai lasciato sola. Poi chiuse piangendo con “Ciao”».
Come è cambiata la sua vita dopo tutto questo?
«Per sempre e in ogni maniera. Ero devastata. La scelta era: rannicchiarmi e morire, o vivere il più autenticamente possibile».
Cosa vorresti che la gente non dimenticasse di lei?
«Lin era una delle persone più brillanti che conosca. Credeva nel vivere la vita al massimo! Poteva essere dura come l’acciaio, ma non esitava mai a dire a chi amava che l’amava. Diceva sempre: “Guida veloce, ma indossa la cintura di sicurezza”. Era uno spirito indomito ed è ancora con me ogni giorno».
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