“Ho lasciato Gaza per salvare mia figlia”. Azhaar riparte dall’Italia
Azhaar è arrivata da pochi giorni in Italia, lasciandosi alle spalle le bombe che cadevano su Gaza, dove è cresciuta poco prima del cessate il fuoco – IL VIDEO
“Ho lasciato Gaza per salvare mia figlia”. Azhaar riparte dall’Italia
Azhaar è arrivata da pochi giorni in Italia, lasciandosi alle spalle le bombe che cadevano su Gaza, dove è cresciuta poco prima del cessate il fuoco – IL VIDEO
“Ho lasciato Gaza per salvare mia figlia”. Azhaar riparte dall’Italia
Azhaar è arrivata da pochi giorni in Italia, lasciandosi alle spalle le bombe che cadevano su Gaza, dove è cresciuta poco prima del cessate il fuoco – IL VIDEO
«Non avrei mai immaginato di dover lasciare Gaza con ricordi tanto dolorosi, perché l’ultima cosa che ho visto è stata distruzione e uccisioni. Non dimenticherò mai le immagini delle parti di corpi che ho visto per strada. Ho vissuto cose orribili. Ci sono tante scene spaventose ancora impresse nella mia memoria, nelle mie ossa. Non mi lasceranno mai, per tutta la vita». Azhaar è arrivata da pochi giorni in Italia, insieme al marito e alla figlia di 8 anni. Si è lasciata alle spalle le bombe che cadevano su Gaza, dove è cresciuta, poco prima del cessate il fuoco.
Ha ancora negli occhi le immagini che per due anni sono state triste normalità: morte, fame, distruzione. In Italia spera di trovare una vita migliore, per lei, per sua figlia e per il figlio che arriverà a breve: «Ho una sola figlia, ha otto anni, ed è tutto per me – dice a La Ragione. – Dal 7 ottobre è stato davvero difficile spiegarle cosa stesse succedendo. Mi chiedeva, giorno e notte: «Mamma, cosa sta succedendo fuori? Perché? Perché cadono missili, bombe, pezzi di ferro sulle nostre teste? Perché, mamma, perché succede tutto questo?». Durante la guerra è stato difficilissimo gestire tutto. Abbiamo vissuto la fame, i bombardamenti, la paura, gli sfollamenti. Ma la cosa peggiore che ho vissuto, la più dolorosa in assoluto, è stata quando mia figlia mi chiedeva del cibo, e io non potevo darglielo. Mi chiedeva una tavoletta di cioccolato, un hamburger, i suoi snack preferiti. Ricordo un giorno in particolare: mi chiese del cibo, un hamburger, e io le dissi di andare dai vicini a chiedere qualcosa da mangiare. E loro le risposero: «Puoi chiedere qualcos’altro, qualcosa di meno prezioso del cibo?». È stato il momento più straziante della guerra per me».
L’aereo che ha portato Azhaar in Italia è atterrato il primo ottobre all’aeroporto di Ciampino. Era già a Roma quando è arrivata la notizia dell’accordo tra Israele e Hamas sulla «prima fase» del piano di pace. A Gaza sono tornati i sorrisi, ma il suo timore è che la tregua possa durare poco: «In me c’è un misto di emozioni: da un lato la sensazione di essere al sicuro in un Paese sicuro, e dall’altro la preoccupazione costante per chi è rimasto. A Gaza non esiste praticamente nessun uomo o donna che non abbia perso qualcuno di amato. Per quanto riguarda i festeggiamenti, forse ci possono essere reazioni spontanee, gesti impulsivi, ma sinceramente non penso che ci sia alcuna celebrazione. Non c’è spazio per festeggiare a Gaza, perché l’agonia, il dolore e la paura sono ancora lì. Sono passati più di due anni di terrore, distruzione, uccisioni, fame. Non credo proprio che ci sia spazio per la felicità o la gioia lì».
Azhaar prima del 7 ottobre lavorava come digital marketer, come suo marito, e interprete. Attivissima su Linkedin, ha continuato ad aggiornare il suo profilo anche tra le macerie. E proprio un messaggio inviato tramite il social network le ha cambiato la vita. Il destinatario, Dino Menichetti – General Manager di Dachser e Fercam e presidente di Echo Labs – si è mosso non appena ricevuta la richiesta di aiuto. Ha lavorato per il trasferimento della famiglia in Italia e ora la ospita in casa sua: «L’ho fatto perché ho pensato: e se fosse stata mia figlia in quella situazione? Se io per primo non sono disposto a fare una cosa del genere, come posso aspettarmi in futuro che qualcuno possa fare del bene ai miei figli?».
Per Azhaar e la sua famiglia è iniziata una nuova vita, in Italia: «Credo che gli italiani siano persone davvero gentili. Credo di poter essere un valore aggiunto per questo Paese. Veniamo da un contesto ben istruito, siamo persone professionali: avevamo un nostro reddito in Palestina. Credo quindi che l’Italia rappresenti per noi una grande opportunità per dare, non per ricevere, ma per contribuire positivamente. Penso che l’Italia sia stata tra i primi Paesi europei ad aprire corridoi umanitari per i cittadini di Gaza e che sia il Paese europeo che ha evacuato più persone da Gaza — che si trattasse di casi medici, di studenti con borse di studio o di ricongiungimenti familiari. Siamo davvero grati per questa iniziativa del governo italiano e per il sostegno del popolo italiano. Ma quello che mi aspetto ora dal governo italiano è che sospenda il commercio di armi con Israele, come hanno fatto altri paese europei».
Il futuro di Gaza secondo Azhaar è incerto: «Perché per ricostruirla, per riabilitarla, ci vorrà molto tempo. Ci vorranno almeno cinque anni solo per rimuovere le macerie, e altri dieci per ricostruire le sue infrastrutture, i suoi ospedali, le sue scuole». Tornerà prima o poi? Si ferma a pensare a lungo prima di rispondere: «Amo Gaza tantissimo. Amo la mia terra natale, amo il mio Paese con tutto il cuore, ma ciò che ci è successo va oltre ogni immaginazione. Abbiamo dovuto sacrificare il conforto, sacrificare la vita nella nostra amata patria per salvare le nostre vite. Questa era la cosa più importante, perché ora sono molto preoccupata per la vita e il futuro di mia figlia e del bambino che aspetto, perché sono incinta in questo momento. Mi piacerebbe, un giorno, quando Gaza sarà davvero un luogo vivibile e verrà proclamata l’indipendenza della Palestina, poter tornare in patria, visitare la mia terra natale, Hebron e Gaza. Sarebbe una felicità immensa».
Di Giacomo Chiuchiolo
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