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I demoautoritari, grande rischio a Occidente

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Abbiamo un problema bello grosso in Occidente, perché il nemico si è presentato in casa proprio quando avevamo coltivato l’illusione di essere immuni al rischio. Non lo siamo

Occidente

I demoautoritari, grande rischio a Occidente

Abbiamo un problema bello grosso in Occidente, perché il nemico si è presentato in casa proprio quando avevamo coltivato l’illusione di essere immuni al rischio. Non lo siamo

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I demoautoritari, grande rischio a Occidente

Abbiamo un problema bello grosso in Occidente, perché il nemico si è presentato in casa proprio quando avevamo coltivato l’illusione di essere immuni al rischio. Non lo siamo

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C’è un nuovo personaggio-protagonista che si muove con sempre maggiore sicurezza (sicumera, forse è meglio scrivere) nel mondo: il leader democratico con atteggiamenti da capo autoritario. Il demoautoritario.

Senza far finta di non esserlo e ancor meno senza vergognarsene.

Nell’universo democratico ci siamo a lungo cullati nell’illusione che il problema non fosse “nostro”.

Se ci avessero detto solo una manciata di anni fa che un giorno avremmo considerato normale assistere alla scena di un Presidente degli Usa che parla di sé stesso con toni napoleonici e propone costruzioni di archi di trionfo a Washington in linea con questa visione e che fosse solito insultare i giornalisti rei di fare domande dando loro degli stupidi, dei pazzi o delle ciccione. Ancora, che avesse invocato la pena di morte per un eroe di guerra statunitense, colpevole di averlo pesantemente criticato per il suo uso disinvolto dei militari, ci saremmo dati dei matti.

Per quanto si faccia il callo a tutto e in tempi sorprendentemente rapidi, le forzature di Donald Trump non sono solo cinema e rischiano di intaccare in modo profondo l’equilibrio dei poteri dell’unica superpotenza globale, in una delicatissima fase di passaggio e mentre si staglia all’orizzonte un nuovo confronto sistemico con la potenza cinese.

In Israele Netanyahu chiede apertamente e senza alcun imbarazzo che gli sia concessa la grazia dal Presidente Herzog

In Israele, culla della democrazia dell’intera area mediorientale e a tutt’oggi unica e sola, il primo ministro Benjamin Netanyahu chiede apertamente e senza alcun imbarazzo che gli sia concessa la grazia dal Presidente Herzog “per il bene del Paese”.

Sottinteso, non per ritirarsi a vita privata, ma per prolungare il suo già ultra ventennale potere. Il che, se non assomiglia a una almeno parziale ammissione di responsabilità in merito alle diverse inchieste che lo hanno coinvolto ben prima della tragedia del 7 ottobre, di sicuro ci assomiglia un po’. Il Presidente Herzog ha già fatto capire di considerare irricevibile la proposta, ma il sasso è stato lanciato.

In seno all’Unione europea, l’Ungheria è ormai da anni un corpo estraneo, una “democratura” in cui Viktor Orbán non fa più nemmeno finta di voler gestire il potere in termini del tutto personali e autocratici, con pieno controllo della magistratura e della stampa. Tanto per cominciare.

Poi ci sono i grandi Paesi a iniziare dalla Germania: lì gli equilibri democratici sono saldi ma c’è una forza dichiaratamente autoritaria e in buona sostanza antidemocratica che minaccia di diventare il primo partito e può “vantare” discreti epigoni dal lato opposto dello schieramento parlamentare.

Abbiamo un problema bello grosso in Occidente

Abbiamo un problema bello grosso in Occidente, perché il nemico si è presentato in casa proprio quando – come accennavamo – avevamo coltivato l’illusione di essere immuni al rischio. Non lo siamo.

di Fulvio Giuliani

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