I missili di Putin e i missili dell’Occidente
Quegli stessi missili, su cui le democrazie liberali come è giusto e sacrosanto dibattono, Putin semplicemente li lancia sulla testa dei civili
I missili di Putin e i missili dell’Occidente
Quegli stessi missili, su cui le democrazie liberali come è giusto e sacrosanto dibattono, Putin semplicemente li lancia sulla testa dei civili
I missili di Putin e i missili dell’Occidente
Quegli stessi missili, su cui le democrazie liberali come è giusto e sacrosanto dibattono, Putin semplicemente li lancia sulla testa dei civili
Quegli stessi missili, su cui le democrazie liberali come è giusto e sacrosanto dibattono, Putin semplicemente li lancia sulla testa dei civili
Leggerete in queste ore di polemiche, frizioni, divisioni sulle parole del segretario generale della Nato Stoltenberg, secondo il quale l’Alleanza atlantica dovrebbe concedere l’autorizzazione al governo ucraino a colpire obiettivi in Russia con le armi occidentali fornite per resistere all’aggressione russa.
L’unico modo, secondo lui, per frenare l’offensiva di Putin e garantire agli ucraini di reggere sulla linea del fronte e al governo di Volodomir Zelensky di poter poi trattare con Mosca da una posizione militarmente non troppo sfavorevole.
Parole pesanti, senza ombra di dubbio, ma che hanno il pregio di riflettere la realtà sul campo e ricordare a molti distratti che una guerra brutale è in corso. Che una fase particolarmente delicata e spietata dell’aggressione cominciata due anni fa è arrivata a una possibile svolta.
L’Europa è stato attraversata – Italia compresa – da immediati distinguo, timori e paure. Non incomprensibili di per sé, non siamo così ingenui, ma anche ipocriti, talvolta insopportabilmente ipocriti. Mentre da questa parte della barricata – su cui gli ucraini combattono anche per noi, per la nostra libertà, la nostra idea di diritti e diritto internazionale – si discetta amabilmente se concedere o no l’autorizzazione a usare le armi su obiettivi militari in Russia, se rischiare o non rischiare che un missile Made in Usa possa piovere in Russia, Vladimir Putin dà cinicamente l’ordine di bombardare obiettivi civili nella seconda città dell’Ucraina.
Quegli stessi missili, su cui le democrazie liberali come è giusto e sacrosanto dibattono, lui semplicemente li lancia sulla testa dei civili impegnati in una giornata all’ipermercato. Cerchiamo di non dimenticarlo.
Come non cogliere la mostruosa similitudine, che si trasforma in abisso, fra il sabato di centinaia di migliaia di francesi, tedeschi, italiani, spagnoli nei centri commerciali e il sabato di chi ieri era a Kharkiv con mariti, mogli, fidanzati, amici e figli a girare fra i negozi quando sono piovuti sulla loro testa i missili dello zar. Quale razza di obiettivo militare ci poteva mai essere in quel centro commerciale – come tante, troppe volte i russi hanno fatto – se non voler piegare la volontà di resistenza del nemico aggredito nel modo più brutale e abbietto possibile.
Cerchiamo almeno di ricordarlo, mentre giochiamo a Risiko con i pezzi di patria e la pelle altrui, qui al sicuro e al calduccio delle nostre case
di Fulvio Giuliani
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