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I numeri dell’orrore

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Dal 24 febbraio, la Russia ha perso 31milia uomini in questa insensata guerra voluta dallo zar Putin. A Kiev si terrà una cerimonia per ricordare 243 bambini morti. Numeri che soffocano ma che danno idea della follia.

I numeri dell’orrore

Dal 24 febbraio, la Russia ha perso 31milia uomini in questa insensata guerra voluta dallo zar Putin. A Kiev si terrà una cerimonia per ricordare 243 bambini morti. Numeri che soffocano ma che danno idea della follia.
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I numeri dell’orrore

Dal 24 febbraio, la Russia ha perso 31milia uomini in questa insensata guerra voluta dallo zar Putin. A Kiev si terrà una cerimonia per ricordare 243 bambini morti. Numeri che soffocano ma che danno idea della follia.
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I numeri non potranno mai raccontare tutta la tragedia, ma certamente danno un’idea concreta della follia con cui abbiamo a che fare dallo scorso 24 febbraio. Secondo fonti miste, occidentali e del nemico invaso, i russi avrebbero perso da quel giorno maledetto a oggi – nell’assurda guerra d’aggressione all’Ucraina – 31mila uomini. Spaventoso anche solo da scrivere: 31mila caduti sull’altare dell’azzardo, della tracotanza, della violenza fine a se stessa di Vladimir Putin. Fosse anche solo vicina al vero questa cifra, tre volte i caduti dell’allora Armata Rossa in un’altra avventura senza senso, l’invasione dell’Afghanistan, che accelerò il disfacimento dell’Unione sovietica. Proprio oggi, intanto, a Kiev si terrà una cerimonia per ricordare i 243 bambini morti in questa guerra fetida. 243. E poi, le migliaia di civili ucraini morti, feriti e mutilati e violentati, le centinaia di migliaia di donne, anziani e bambini cacciati di casa, costretti a fuggire all’estero. Altri numeri, altre fotografie di una scelta che non osiamo neppure provare a capire (vi abbiamo rinunciato da subito), ma nemmeno a inquadrare in una strategia che non sia vuota e ossessiva volontà di potenza e prevaricazione.  I numeri a volte soffocano, vivono di vita propria, tornano continuamente a galla. I numeri inchiodano i colpevoli alle loro responsabilità.   di Fulvio Giuliani

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