I Russi e la fame usata come arma di guerra
Perché con il blocco del grano Mosca ha superato ogni limite, usando l’arma della fame anche contro chi con il conflitto ucraino non c’entra niente.
I Russi e la fame usata come arma di guerra
Perché con il blocco del grano Mosca ha superato ogni limite, usando l’arma della fame anche contro chi con il conflitto ucraino non c’entra niente.
I Russi e la fame usata come arma di guerra
Perché con il blocco del grano Mosca ha superato ogni limite, usando l’arma della fame anche contro chi con il conflitto ucraino non c’entra niente.
Perché con il blocco del grano Mosca ha superato ogni limite, usando l’arma della fame anche contro chi con il conflitto ucraino non c’entra niente.
La fame e la crisi del grano non sono una conseguenza della guerra in corso in Ucraina bensì un’arma di guerra che Vladimir Putin e la Russia stanno usando, incuranti delle sorti alimentari di milioni e milioni di persone nel mondo, per vincere il conflitto o piegarlo a proprio favore. Come tutte le armi, però, anche quella della fame ha i suoi effetti collaterali per chi la mette in campo. In questo caso l’effetto collaterale è pure una necessità logica: isolare sempre di più Mosca se non accetterà di dare il via libera a corridoi umanitari per far passare il grano, evitando quindi un’emergenza tragica per le popolazioni in Africa e in altre parti del mondo.
Nell’usare la fame come arma vi è da parte dei russi anche un’ulteriore violenza nella violenza: ovvero colpire persone estranee, totalmente estranee, al conflitto. Che responsabilità possono avere gli abitanti di una nazione dell’Africa centrale nella questione del Donbass e nella guerra di Mosca contro Kiev? Nessuna. Nonostante ciò i russi non ci pensano un attimo, se serve alla loro causa, a colpirli. In questo vi è – checché ne pensino alcuni opinionisti o politici di casa nostra – una profonda differenza tra le sanzioni occidentali alla Russia e la guerra del grano con il ricatto della fame mossa da Putin al mondo. La differenza è che le sanzioni colpiscono il gas e il petrolio russi oppure alcuni patrimoni di oligarchi, accumulati negli anni di potere di Putin, non certo i poveri africani. Chiedere di revocare alcune sanzioni alla Russia (come Mosca ha fatto) per sbloccare il grano mette quindi su uno stesso piano due azioni completamente diverse nella sostanza, senza contare che significherebbe cedere a un ricatto politico, morale e alimentare inaccettabile.
Per quelli che in Occidente nutrono ancora dubbi o hanno qualche titubanza nello scegliere con chi schierarsi nella guerra di Putin all’Ucraina, la questione della fame come arma dovrebbe toglier loro ogni esitazione: come si può stare in mezzo davanti a chi usa la carenza di cibo per vincere una guerra d’invasione? Secondo noi non si può. Il che non cancella una priorità di cui Unione europea, Stati Uniti, Gran Bretagna ma anche altri Paesi, come India e Cina, devono farsi carico: sbloccare i porti ucraini usando tutti i condizionamenti possibili per riuscirci al più presto. Perché la sicurezza alimentare è una priorità assoluta.
Una priorità che dal 12 al 15 giugno prossimi sarà al centro della Conferenza tra ministri dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) che si terrà a Ginevra. Ad annunciarlo nelle scorse ore è stata Yulia Svyrydenko, primo vice premier e ministro dell’Economia dell’Ucraina, dopo un incontro con la direttrice generale dell’Omc, Ngozi Okonjo-Iweala. «Trovare una soluzione alla logistica del grano ucraino – ha detto la Svyrydenko – è vitale per l’Ucraina, per l’Africa e per il mondo. Il commercio libero ed equo salverà il mondo dalla fame e dall’impoverimento». Perché la fame non deve essere – mai! – un’arma di guerra.
di Massimiliano LenziLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche