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I russi restituiscono il corpo (senza organi) della giornalista ucraina Viktoriia Roshchyna

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I russi restituiscono il corpo di Viktoriia Roshchyna. Ukrainska Pravda pubblica i dettagli agghiaccianti dell’inchiesta fatta in collaborazione con il Washington Post, The Guardian, Le Monde e Der Spiegel

I russi restituiscono il corpo (senza organi) della giornalista ucraina Viktoriia Roshchyna

I russi restituiscono il corpo di Viktoriia Roshchyna. Ukrainska Pravda pubblica i dettagli agghiaccianti dell’inchiesta fatta in collaborazione con il Washington Post, The Guardian, Le Monde e Der Spiegel

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I russi restituiscono il corpo (senza organi) della giornalista ucraina Viktoriia Roshchyna

I russi restituiscono il corpo di Viktoriia Roshchyna. Ukrainska Pravda pubblica i dettagli agghiaccianti dell’inchiesta fatta in collaborazione con il Washington Post, The Guardian, Le Monde e Der Spiegel

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I russi restituiscono il corpo (senza organi) della giornalista ucraina Viktoriia Roshchyna. Bruciature sui piedi causati da scosse elettriche, abrasioni su fianchi e testa, una costola rotta e i capelli, che amava portare lunghi, rasati. Queste le torture che la giornalista ucraina Viktoriia Roshchyna ha subìto mentre era in vita durante la sua prigionia a Taganrog, nella Russia meridionale. Qui, in un centro di detenzione preventiva noto come Sizo 2, Viktoriia, detta anche Vika, ha trovato la morte. La giovane è scomparsa nel 2023, a soli 27 anni, mentre indagava su accuse di torture sui prigionieri ucraini nei territori occupati dai russi nel sud est dell’Ucraina.

Ancora più inquietante, poi, la scoperta fatta durante l’esame post-mortem: diversi organi interni, tra cui cervello, bulbi oculari e parte della trachea sono stati asportati. Una rimozione che, secondo un medico legale internazionale consultato da Ukrainska Pravda, sarebbe avvenuta per nascondere prove evidenti di soffocamento o strangolamento. È così che i russi hanno consegnato il corpo mummificato e irriconoscibile della giornalista.

È quanto emerge da un’indagine realizzata dalle autorità ucraine e raccontata da Ukrainska Pravda – la testata per la quale la reporter ucraina lavorava come freelance – nell’inchiesta di un consorzio di giornali internazionali, tra i quali Washington Post, The Guardian, Le Monde e Der Spiegel

Le autorità russe hanno sempre negato la detenzione di Vika, fino al 14 febbraio scorso, quando gli intermediari della Croce Rossa Internazionale analizzando le liste dei corpi scambiati, in fondo all’ultima pagina, notarono una voce misteriosa: “NM SPAS 757”. Un’abbreviazione che sta per “uomo non identificato” e “danni estesi alle arterie coronarie”. Nonostante i risultati del test del Dna, il padre della giornalista non crede che il corpo sia della figlia ed ha chiesto ulteriori analisi.

“La questione degli ostaggi civili rapiti e trattenuti dalla Russia richiede una maggiore attenzione internazionale ed una risposta immediata e forte”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Georgiy Tykhy.

Di Claudia Burgio

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