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Il “10” di Trump, l’Europa e lo zar

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Il “10” di Trump, l’Europa e lo zar. Ancora una volta l’Europa, l’Occidente e l’intero mondo ha fatto ciò che andava fatto al cospetto della guerra dell’aggressione della Russia all’Ucraina

Il “10” di Trump, l’Europa e lo zar

Il “10” di Trump, l’Europa e lo zar. Ancora una volta l’Europa, l’Occidente e l’intero mondo ha fatto ciò che andava fatto al cospetto della guerra dell’aggressione della Russia all’Ucraina

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Il “10” di Trump, l’Europa e lo zar

Il “10” di Trump, l’Europa e lo zar. Ancora una volta l’Europa, l’Occidente e l’intero mondo ha fatto ciò che andava fatto al cospetto della guerra dell’aggressione della Russia all’Ucraina

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Ancora una volta l’Europa, l’Occidente, l’intero nostro mondo – con la dolorosa esclusione di fatto degli Stati Uniti d’America – ha fatto ciò che andava fatto al cospetto della guerra d’aggressione della Russia all’Ucraina.

L’ennesimo vertice per ribadire di essere dalla parte del popolo ucraino e del suo leader democraticamente eletto Volodymyr Zelensky e di tutti i popoli oppressi da chiunque pensi di poter contravvenire alle leggi del diritto internazionale senza pagarne il prezzo.

Il nostro mondo, però, l’ha dovuto ribadire a colui che dovrebbe rappresentarne il faro indiscusso, il presidente degli Stati Uniti d’America.

È tutto qui, non c’è altra sintesi.
Lasciamo pure perdere il “10“ dato da Donald Trump alla video conferenza con i leader europei e lo stesso Zelensky, quando tutti sappiamo – ciascun leader sa – che quel “10“ nel vertice di domani ad Anchorage in Alaska con Vladimir Putin rischia di contare… “zero”.

Certo, Trump ha avuto parole al vetriolo per il presidente russo, ha minacciato, fatto fuoco e fiamme verbali, ma domani lo vedrà faccia a faccia e – comunque la si pensi – ciò costituisce un riconoscimento del ruolo di interlocutore dello stesso Putin che Joe Biden o qualsiasi altro presidente americano non avrebbero mai concesso.

Il resto è dolorosa fuffa, è la consapevolezza che l’Europa il suo l’ha fatto ancora una volta e checchè se ne dica. Ma non basta.
Saremmo i primi ad essere strafelici di essere smentiti e di sentire da Trump parole ultimative come quelli di ieri, quando domani vedrà lo zar, ma continuiamo a dubitare che abbia la volontà e la forza di imporre una pace giusta all’aggressore.

Che per il momento resta invitato con tutti gli onori sul suolo statunitense, mentre l’aggredito viene tenuto fuori dalla porta.
E questo è un fatto che la storia saprà giudicare.

Di Fulvio Giuliani

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